Blog, social network & Co. sempre più pieni di sgrammaticature. Ecco alcuni consigli per evitarle
“Un minuto e sono l’hi”. Beh, certo, basterebbe capire dove si trova geograficamente l’”hi” per poterci incontrare, ma sono piccolezze queste.
E sì, succede anche questo nel nostro BelPaese. Una nazione di scrittori, di poeti, che non può permettersi certi… errori carta in mano. È vero che scrivere è bello, libera la mente, ed è vero anche che la grammatica italiana è forse tra le più complicate dell’intero universo, ma troppo spesso capita che, girovagando tra forum più o meno interessanti, purtroppo ci si perda nei meandri delle storture, e si finisca catapultati in un mondo magico, dove la fantasia la fa da padrona. E allora può anche accadere che “ci vediamo all’ago”, perché una bella abbronzatura sulla punta di una siringa è sicuramente più piacevole di un comodo lettino sulle rive del lago.
Oltre 5mila anni di storia e ancora una forza comunicatrice unica: è questo il segreto delle lettere
Sono passati più di 5mila anni da quando l’umanità ha iniziato a fare uso delle lettere. Le prime scritte risalgono, infatti, al 3000 a.C. ed avevano carattere commerciale e amministrativo. Stiamo parlando delle tavolette d’argilla dei Sumeri e dei primi papiri egizi. Le lettere ne han fatta poi di strada per arrivare ai giorni nostri. Ce ne sono alcune che hanno avuto la forza di cambiare la storia di un intero continente, come quella inviata da Carlo V, re di Spagna, nel 1538 e diretta al viceré spagnolo in terra americana, con lo scopo di ordinare la distruzione dei templi degli Indios.
Immagina di incominciare a scrivere una storia. Butti giù una frase, poi un’altra. Attacco graffiante, suona bene, sei proprio in vena. Già vedi il momento in cui invierai il manoscritto alla casa editrice, ti sembra quasi di toccare il tuo libro pubblicato. Ma a un certo punto qualcosa si inceppa, le idee se la danno a gambe, si sparpagliano nei prati della tua mente. Provi a riprenderle, ma è tutto inutile. Metti da parte la storia, con tutte le buone intenzioni di riprenderla l’indomani. Ma il giorno seguente ti accorgi di non riuscire più a continuare, così ne inizi un’altra e cerchi di metterti l’animo in pace e dimenticare quell’incipit pieno di promesse.
Ma perché farla finita così?
Qual è la passione che v’incendia? Si tratta di qualcosa che credete di conoscere solo voi? Magari è un argomento talmente di nicchia che soffrite per non poterne parlare con nessuno?
Dentro questa domanda si cela il senso – forse il segreto – della scrittura. Scrivere è arte o lavoro? Dietro quei volumi così spessi c’è la pura ispirazione o un impegno costante?
Se per alcuni autori scrivere è facile, naturale come il respiro, per altri è come arare l’asfalto. Significa alzarsi all’alba ogni mattina e mettersi davanti al foglio bianco prima di essere investiti dalle incombenze quotidiane, faticando quando le parole non vengono, facendo tutto quello che bisogna fare per riempire almeno qualche cartella.
Andrà in onda a novembre, in seconda serata su Rai3, e premierà un autore emergente, permettendogli la pubblicazione del proprio manoscritto
Andrà in onda a partire dal prossimo novembre e proverà a modificare l’opinione collettiva relativa alla credenza che in Italia si legge poco. Sto parlando di Masterpiece, il nuovo reality show di Rai3 tutto made in Italy (coprodotto da Fremantle Media, che ha già lavorato ad altri talent-show come “X Factor”) e dedicato interamente agli scrittori emergenti.
A chi piacerebbe postare nel vuoto? Continueresti ad aggiornare il tuo blog o la tua pagina Facebook se sapessi che nessuno potrebbe risponderti? E cosa sarebbe quel video su Youtube senza i commenti degli amici?
Scrivere, pubblicare e soprattutto commentare sono le grandi possibilità aperte dal Web 2.0. La vita dell’articolo si prolunga, le risposte dei visitatori aprono nuove possibilità, alimentano nuove discussioni, dispensano idee per nuovi articoli.
Perfetto, no?
C’era una volta lo scrittore che scriveva, da solo, dentro le notti piovose, in attesa dell’alba che non arriva. C’era una volta e c’è ancora, ma ora può scegliere di non essere più solo. Rompere con una consuetudine fatta di lettere e pensieri seguiti da lunghi assoli sulla tastiera; sconvolgere, di tanto in tanto, le vecchie abitudini.
Può essere una miniera d’oro per le case editrici e per i tanti scrittori emergenti che ogni giorno cercano di farsi strada nel mondo dell’editoria, e di raggiungere il successo con i propri manoscritti. Stiamo parlando dello scout letterario, lo scopritore di talenti letterari, una figura non molto conosciuta in Italia, comparsa non molti anni fa che, però, oggi si sta conquistando un ruolo di primo piano nel mondo editoriale.
"Le ricette dal carcere di Nunzio Tannoia" è il titolo che Maria Chiara Perri, giornalista di Repubblica e autrice del servizio, ha scritto sul nostro autore, Nunzio Tannoia. Tatuatore di Noceto, ex dipendente del Servizio ambiente di Enìa, Tannoia ha scritto "In cucina per evadere", un libro di cucina, in seguito alla sua esperienza carceria. Ricette semplici e realizzabili con l'aiuto di mezzi di fortuna, come un fornellino da campeggio o altri utensili trasformati, all'occorrenza, in strumenti di cottura.
A ognuno di noi piace la letteratura straniera, e sono sicuro che proprio adesso gran parte di voi è alle prese con una pubblicazione extra-italiana. Ma dite la verità, siete per caso in grado di ricordare il nome del traduttore? Eppure è grazie a lui che riusciamo ad entrare nello spazio di una nuova lingua, ed è sempre merito suo se ora riusciamo a capire meglio quella determinata cultura.
“I premi letterari sono una crudeltà. Soprattutto per chi non li vince.” Queste parole di Umberto Saba, grande scrittore e poeta italiano del Novecento condensano esattamente il pensiero dei maggiori esponenti della letteratura della sua epoca. L’ambizione e la volontà di ottenere un riconoscimento prestigioso a livello nazionale e internazionale hanno per secoli accompagnato lo scorrere della penna sul foglio degli scrittori più famosi delle passate stagioni letterarie. Ma per i nuovi scrittori è ancora così importante aspirare alla vittoria di un premio letterario?
Certe cose non cambiano. Cerchi di caffè sulla scrivania, tonnellate di appunti sui personaggi, fogli sparsi di idee, cestini pieni di geniali rivelazioni. Scrivere nonostante tutto. Di notte, al mattino pre-sto. Per anni. E sperare di ricevere almeno una risposta che sia una, righe pensate da un essere umano e non provenienti da un robot-risponditore automaticamente dispiaciuto.
Unghie segnate d’inchiostro, calamaio, penna d’oca, occhi sul sole al tramonto. Questa immagine romantica dello scrittore, immerso nella magia della creazione, sembra essere irrimediabilmente perduta nel passato. Oggi gli autori fanno ampio uso delle nuove tecnologie, e, quanto alle ricerche, internet fa risparmiare parecchio tempo – e magari anche i soldi del biglietto aereo.
L’uomo primordiale ha segnato la sabbia col dito, ha graffiato la roccia per raccontarci la sua vita, molto tempo dopo ha scoperto l’inchiostro, poi ha iniziato la sua folle corsa verso la modernità. Di quel gesto antico è rimasto davvero poco.
Il primo romanzo italiano nato con la scrittura collettiva fu il visionario “Lo zar non è morto” del 1929 del gruppo futurista di Marinetti
Scrivere un romanzo, un racconto, un libro di poesie o di satira, o un saggio, è senza ombra di dubbio un’arte individuale, solitaria, dove l’autore si cimenta col foglio bianco per intingerlo di quell’inchiostro nero che è parte di se stesso, del proprio sentire, del proprio modo di pensare e di ragionare, del proprio essere.
“L'ispirazione non si cattura. Quando la si vuole catturare, è andata via. Non bisogna neanche sperare di fare opere poetiche, non bisogna neanche sperare di fare opere straordinarie. In effetti, bisogna lavorare. Bisogna lavorare su ciò che è in disordine, su impressioni inafferrabili, su cose impalpabili.” (A. Varda).
Farsi pubblicare un libro non è affatto un’impresa facile. Molti sono gli scrittori emergenti che, dopo aver bussato alle porte di tante case editrici e aver ricevuto un rifiuto, ripongono il loro manoscritto nel cassetto, aspettando magari tempi migliori o abbandonando definitivamente il loro sogno di vedere il lavoro sullo scaffale di qualche libreria.
A volte basta davvero avere solo l’idea giusta per poter scrivere un libro. Ecco una lista di software per la scrittura, disponibili sia per pc che per iPad.
Scrivere un libro non è mai stato così facile. Di certo non è proprio la cosa più “easy” al mondo, ma nemmeno la più difficile. Oggi giorno esistono sempre più programmi per aiutare e accompagnare gli scrittori emergenti nella realizzazione delle propria opera, semplificandone la struttura o suggerendo blocchi, scene e capitoli.
Il gigante asiatico vede sempre più scrittori emergenti trasformarsi in nuovi ricchi. Spopolano gli ebook
Scrivere in Cina conviene, specialmente ora che la lettura è diventata un hobby per tutta la popolazione. Lo rivela la rivista finanziaria cinese Investment & Finance che, in una ricerca effettuata sui lavori più pagati del 2012, ha individuato nella scrittura virtuale uno dei quattro impieghi meglio remunerati dell’anno.
Due millenni di storia in cui i 266 successori di Pietro hanno avuto a che fare con i libri e la letteratura, non solo religiosa.
Come da pronostico, al secondo giorno del conclave la sede vaticana ha trovato il suo nuovo proprietario, il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, il primo vescovo di Roma latino-americano, che ha scelto per il suo pontificato il nome Francesco.
Tra i suoi interessi, lo stesso Bergoglio ha evidenziato quello per la lettura e i libri. Un hobby non insolito nel mondo della chiesa e del papato in particolare.