Quel che conta è mettersi seduti e scrivere, senza preoccuparsi troppo del risultato.
La musa ha un carattere non facile, passa a trovarti solo se ha voglia. Ma quando decide di esserti accanto, devi essere lì, con l’orecchio teso. Se su dieci pagine se ne salvano tre, va già bene. Vuol dire che eravate al vostro posto mentre lei cantava.
Solo pochi eletti riescono a percepire il dettato dell’angelo come e quando vogliono. Si tratta di autori fortunati, che fanno un po’ meno fatica. Ma non per questo sono loro i migliori. Anzi. Molti scrittori dotati sprecano il proprio talento accampando scuse per nascondere la propria mancanza di dedizione.
La maggior parte degli autori, anche tra i più noti, dedica alla scrittura un tempo costante. A sentire loro, lo scrittore è una sorta di operaio che ogni giorno deve sporcarsi d’inchiostro, un infaticabile testardo che porta avanti la sua opera un pezzo per volta. Non scoraggiatevi. Quei volumi che vi guardano minacciosi non sono opera né di un mago né di un dio. Se gli scrittori di racconti o chi intenda pubblicare poesie può prendersi qualche licenza, chi si prova con la narrazione romanzesca non ha scampo: il primo comandamento è la costanza.
Le biografie insegnano. Solo pochi autori hanno la fortuna del dono. Tutti gli altri devono lavorare, far crescere la propria opera di giorno in giorno. Quando sta in piedi e riesce a camminare, è il momento di lasciarla correre libera.
Se si tratta di scrittori emergenti dovranno trovare la propria casa editrice; se sono già affermati dovranno convincere l’editore che anche il loro ultimo prodotto è valido, che anche questo è un libro che vale la pena stampare.