Oggi giorno, però, in un epoca in cui non c’è nemmeno il tempo per scrivere una parola per intero, e si ricorre così a diminutivi come xke, nn, tvb, c’è ancora spazio per le lettere, quelle scritte in “carta e inchiostro”, quelle marchiate su foglio, dopo averne stracciati quattro o cinque prima perché non eravamo convinti di quello che avevamo scritto…?
Ebbene sì, anche se in misura senz’altro ridotta rispetto al passato; la lettera, specialmente quella d’amore, ha resistito. Ha resistito al telegrafo, al telefono, ai messaggi, alle e-mail, a Twitter, Facebook, Whatsapp. Ha resistito al trascorrere del tempo e al cambiamento di usi e abitudini delle popolazioni di tutto il mondo.
E lo ha fatto perché la lettera scritta, quella che parte dal cuore per trovare il suo compimento nella penna, ha qualcosa di speciale, di unico: è tutt’ora il mezzo di comunicazione più profondo, intimo e duraturo che le persone conoscono. Essa trova uno spazio che nemmeno la parola sa superare, perché, come ci ricorda lo scrittore latino Cicerone, “la lettera non arrossisce”, poiché è la sola che è in grado di sopportare, tra le proprie righe, pudore e timore.
Capita così che ancora si scrivano lettere indirizzate ai propri genitori, o a zie lontane che mai abbiamo visto e che “provano una gioia immensa quando ne trovano una nella posta”. O ancora, si scrivono lettere indirizzate ai propri figli appena nati e che leggeranno solo quando saranno diventati abbastanza grandi per capire, o ai propri compagni di penna d’oltreoceano. Ma di sicuro, a farla da padrone, sono le lettere d’amore, quelle indirizzate al proprio lui o alla propria lei per chiedere scusa dopo un litigio, per dire “mi vuoi sposare”, per esternare con romanticismo e profondità un sentimento che a parole difficilmente è spiegabile.
Una lettera, chiunque siano mittente e destinatario, è romantica, e soprattutto… resta. E se scrivere una lettera, per qualcuno, “è un’emozione incredibile, che ti scuote dentro, un terremoto interiore”, per altri il bello è “l’attesa, il sapere che prima o poi, tra le pubblicità e le bollette, ci sarà una missiva per noi”.
Ecco perché siamo certi che la lettera sopravvivrà sempre, e non solo nelle pubblicazioni epistolari di alcune case editrici o nei musei ad essa dedicati!