Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere, per me, è come aprire il cuore e lasciar scorrere le parole come un fiume che non si può più arginare. È un bisogno, una cura silenziosa, ma anche una chiamata potente: quella di emozionare… e di emozionarmi.
Perché ogni volta che scrivo, non lo faccio solo per raccontare qualcosa, ma per sentire. Per toccare corde profonde, mie e di chi legge. Scrivere è specchiarmi nelle storie che creo, riconoscermi nei silenzi tra le righe, sorprendermi di quanto possa ancora commuovermi una scena inventata, una frase sussurrata al momento giusto.
Scrivere è dare voce a ciò che spesso resta chiuso dentro. È un atto d'amore verso la vita, verso le emozioni pure e autentiche. È il mio modo per dire che anche il dolore può diventare bellezza, che ogni parola può accendere una scintilla nel cuore di qualcuno.
Scrivere, alla fine, è questo: un viaggio dentro l’anima, per toccare la tua… e scoprire, ogni volta, che ci si può ancora stupire.
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo libro c’è molto più di una storia: c’è la mia anima, nuda e sincera. Ci sono i miei pensieri più profondi, il mio modo di guardare il mondo, il mio credo, ciò in cui ho sempre sperato e creduto, anche nei giorni più fragili. Ogni parola racchiude un’emozione che ho vissuto davvero, ogni pagina è un frammento del mio cuore che ho scelto di condividere.
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere questo libro è stato come mettere a nudo le ferite, ma anche custodire le gioie. È stato un viaggio dentro me stessa, in cui ho ritrovato ricordi, paure, sogni, e li ho trasformati in parole, nella speranza che possano toccare chi legge, che possano emozionare, così come hanno emozionato me.
Perché in fondo, il verbo più potente che abbiamo non è “amare”, né “vivere”. È “scegliere”.
Scegliere chi vogliamo essere, cosa vogliamo sentire, chi vogliamo tenere accanto. Scegliere anche quando fa male, anche quando è difficile. Perché solo attraverso le scelte diventiamo davvero liberi.
E solo nella libertà possiamo dirci pienamente vivi.
Questo libro è la mia scelta.
È la mia libertà.
È la mia vita messa su carta, con tutta la forza, la fragilità e l'amore che ho dentro.
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è venuta spontanea alla fine del romanzo
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Il buio oltre la siepe” di Harper Lee non è solo un romanzo sul razzismo e sul pregiudizio nella società americana degli anni ’30. È molto di più. È uno sguardo puro, limpido, innocente su un mondo contaminato dall’odio e dall’ingiustizia.
L’ho scelto perché credo profondamente nella forza delle emozioni vere, quelle che non hanno bisogno di spiegazioni, ma solo di essere vissute. E questo libro, pagina dopo pagina, emoziona. Tocca il cuore in silenzio, senza urlare, ma lasciando un segno profondo.
È un libro che ti entra dentro, che ti fa riflettere, ma soprattutto ti fa sentire. Ed è per questo che lo porto con me: perché tra le sue pagine ho trovato il coraggio di guardare il mondo con occhi nuovi. Con occhi pieni di emozione.
Ebook o cartaceo?
Cartaceo, tutta la vita.
C’è qualcosa di profondamente intimo e magico nel tenere un libro tra le mani, nel sentire il fruscio delle pagine che scorrono, una dopo l’altra. Amo poter sottolineare i pensieri che mi toccano il cuore, segnare le frasi che mi restano dentro, che mi parlano come se fossero state scritte per me.
E poi c’è quell’odore unico, quello della carta stampata, che sa di tempo, di storie vissute, di viaggi dell’anima. Il libro cartaceo non è solo un oggetto: è un compagno silenzioso, una presenza viva. È come una carezza che non passa mai di moda.
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
La carriera di scrittore è, forse, un parolone. Non credo si scelga davvero di essere scrittore… è la scrittura che ti sceglie, che ti chiama, piano, come una voce sommessa che però non puoi ignorare. Ti abita dentro, anche quando non scrivi, anche quando cerchi di metterla a tacere.
Ho sempre scritto, sin da quando ero bambino. Riempivo quaderni, fogli volanti, persino i margini dei libri. Scrivere era – ed è ancora – il mio modo di dare un senso alle emozioni, di tradurre in parole ciò che non riuscivo a dire ad alta voce.
Amo leggere, perdermi tra le pagine di una storia, respirare le vite degli altri, lasciarmi toccare da una frase, da un personaggio, da una verità sussurrata tra le righe. E da lì nasce tutto: dal bisogno profondo di restituire al mondo quella stessa emozione.
Scrivere, per me, non è una carriera. È una necessità. È il modo in cui riesco a sentirmi vivo, a raccontarmi, a condividere pezzi di me con chi vorrà trovarcisi dentro. Se poi un giorno qualcuno si sentirà meno solo leggendo le mie parole, allora sì… forse potrò dire di essere, nel mio piccolo, uno scrittore.
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
La verità è che ho scritto diversi libri, che conservo gelosamente. Ogni volta che ne finisco uno, lo faccio stampare e rilegare, poi lo metto sulla mia libreria, come un piccolo tesoro nascosto.
Un giorno, mia figlia – che come me ha sempre avuto una grande passione per la lettura – prese un libro tra gli scaffali. Era “Luce nelle stelle”. Non c’era scritto il nome dell’autore, solo il titolo. Lo lesse tutto d’un fiato. Quando lo finì, con gli occhi ancora accesi dall’emozione, mi chiese:
«Papà, ma chi l’ha scritto questo libro?»
Io, sorridendo, le risposi: «Un amico.»
Lei mi guardò con entusiasmo e disse:
«Ha scritto altri libri questo tuo amico? Posso conoscerlo?»
Da quel momento, ha letto tutti e quattro i romanzi che avevo scritto. E quando ha scoperto che ero io l’autore, mi ha guardato seria, emozionata e determinata:
«Papà, li devi pubblicare. Fallo su Amazon, registrali alla SIAE… non puoi tenerli chiusi in un cassetto!»
Da allora non ha più smesso di insistere. È stato un dolce, ostinato tormento… che dopo tanti anni mi ha convinto, finalmente, a provarci davvero.
E forse, se oggi sono qui a condividere le mie parole con il mondo, è anche – e soprattutto – grazie a lei.
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro è un'emozione difficile da spiegare a parole… ed è paradossale, per chi vive di parole.
È come vedere materializzarsi un sogno che, per tanto tempo, è esistito solo dentro di te: tra pensieri, notti insonni, fogli pieni di cancellature, e pagine che hai riletto mille volte.
Quando finalmente lo tieni tra le mani, con la sua copertina, le sue pagine, il suo odore di carta nuova… ti tremano un po’ le dita. Perché quel libro sei tu. È il tuo cuore messo nero su bianco. È la tua voce che adesso può parlare al mondo.
È commozione, è gratitudine, è anche un pizzico di paura. Ma soprattutto è un senso profondo di realizzazione.
Perché ogni parola scritta, ogni emozione raccontata, ogni personaggio nato dalla tua immaginazione adesso vive, respira… ed è pronto a incontrare chi saprà riconoscersi in quelle pagine.
È come vedere nascere qualcosa di vivo. Ed è un regalo che non smette mai di stupire.
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia figlia
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come precedentemente detto amo il cartaceo
