Oltre alla scrittura, gli altri lavori emergenti ben retribuiti, nel paese che conta più di un miliardo di abitanti, sono tutti legati al mondo delle nuove tecnologie e di internet (eccetto quello degli stilisti di abiti da sposa). È il caso del disegnatore di vignette per siti web e del commentatore polemico, ruoli che sono davvero molto ambiti dai neolaureati e dai giovani cinesi. Insomma, in Cina spopolano la satira e le polemiche. D’altronde c’era da aspettarselo, dopo anni e anni di censura che hanno impedito le forme di manifestazione creativa ironica e polemica.
Ma torniamo al tema principale, ovvero la scrittura: secondo la citata rivista, il lavoro di scrittore nell’oriente rende economicamente più che bene per coloro che scelgono la forma dell’auto-pubblicazione. Se il contenuto è premiato dai lettori, uno scrittore emergente può arrivare a guadagnare in pochi mesi più di centinaia di migliaia di euro. A giurarlo, oltre la rivista Investment & Finance, sono gli stessi autori come il ventisettenne Xia Yi, che ha auto-pubblicato tutti i suoi libri. La sua ultima fatica, “L’ultimo taoista”, ha venduto più di duecento milioni di copie trasformando quella che era la sua passione in un vero e proprio lavoro, capace di fruttargli introiti molto elevati, che si aggirano intorno alle decine di migliaia di euro. Questo successo “economico” è dovuto in gran parte alla politica delle case editrici cinesi che, per gli scrittori che scelgono di pubblicare solo ebook, prevedono incassi pari al 60% delle vendite totali.
Una politica possibile, soprattutto, grazie all’elevato interesse dei cinesi per la lettura e per le nuove tecnologie. Sono sempre di più, infatti, i giovani con gli occhi a mandorla che per le strade di Pechino e nella metropolitana, o sui bus, sono intenti a leggere su smartphone, tablet e portatili.
Beh, che dire: non ci resta che emigrare!