Il sensazionalismo delle quarte di copertina e l’ultima fatica letteraria della star del momento puntano al lettore occasionale. Le vendite s’impennano, ma il fenomeno dura lo spazio di un mattino. Al di fuori del cerchio resta il lettore forte, quello che legge almeno 12 libri l’anno, e che, insieme a pochi compagni, regge il mercato editoriale nazionale. Ma quante case editrici si meritano la sua fiducia? E quanti editori credono ancora in uno scrittore che non viene dalla tv, ma che ha talento da vendere?
Sul versante digitale le cose non vanno meglio. Anche qui a farla da padrone sono gli ebook “capolavoro imperdibile” o che hanno “rivoluzionato le convenzioni della letteratura”. Una cascata di pubblicazioni elettroniche invade gli scaffali a prezzi scontati o addirittura gratis, spingendo a un acquisto forsennato che travalica ogni possibilità di lettura. Come avere migliaia di mp3 sul proprio lettore e schiacciare il tasto “next” ogni 30 secondi per cercare di scalare una montagna di note.
Gli scrittori di talento bevono caffè, mangiano quel che capita e, a volte, rifiutati dalle grandi case editrici perché privi di un nome altisonante, per far sì che la propria voce e opera non siano destinate a restare senza un pubblico, scelgono l’autopubblicazione. Senza questa strada, tanti capolavori sarebbero perduti per sempre, nessuno potrebbe leggerli mai perché, molto spesso, lettori forti e autori di talento sono destinati alla lontananza.
Dietro le ondate di libri stampati, quando le macchine rallentano e le librerie si acquietano, quindi, c’è ancora spazio per la scrittura di qualità. Lontano dagli instant book urlati, il triangolo editore-autore-lettore si ricompone, e la musica delle lettere d’inchiostro ricomincia a fluire.