Dentro questa domanda si cela il senso – forse il segreto – della scrittura. Scrivere è arte o lavoro? Dietro quei volumi così spessi c’è la pura ispirazione o un impegno costante?
Se per alcuni autori scrivere è facile, naturale come il respiro, per altri è come arare l’asfalto. Significa alzarsi all’alba ogni mattina e mettersi davanti al foglio bianco prima di essere investiti dalle incombenze quotidiane, faticando quando le parole non vengono, facendo tutto quello che bisogna fare per riempire almeno qualche cartella.
La via del successo è lastricata di delusioni. All’ingresso della libreria c’è la classifica dei libri più venduti, dominata dalle grandi case editrici e da autori di fama. Come possono gli scrittori emergenti arrivare fin lassù? Hanno rifinito il testo per limare ogni imperfezione, hanno aspettato il momento più giusto per inviare il manoscritto rispettando le norme redazionali, eppure i nostri nuovi scrittori non hanno ricevuto alcuna risposta.
La libreria apre alle ore 21:00
No, non avete letto male. È proprio così, si apre alle nove di sera. Quando la musica si spegne e le saracinesche calano. È proprio allora che viene il bello. Portatevi cuscino e sacco a pelo, ma tenete gli occhi bene aperti. È la notte bianca dei libri, e questo e solo l’inizio.
A chi piacerebbe postare nel vuoto? Continueresti ad aggiornare il tuo blog o la tua pagina Facebook se sapessi che nessuno potrebbe risponderti? E cosa sarebbe quel video su Youtube senza i commenti degli amici?
Scrivere, pubblicare e soprattutto commentare sono le grandi possibilità aperte dal Web 2.0. La vita dell’articolo si prolunga, le risposte dei visitatori aprono nuove possibilità, alimentano nuove discussioni, dispensano idee per nuovi articoli.
Perfetto, no?
C’era una volta lo scrittore che scriveva, da solo, dentro le notti piovose, in attesa dell’alba che non arriva. C’era una volta e c’è ancora, ma ora può scegliere di non essere più solo. Rompere con una consuetudine fatta di lettere e pensieri seguiti da lunghi assoli sulla tastiera; sconvolgere, di tanto in tanto, le vecchie abitudini.
Lei è bella, atletica, aristocratica. Ama correre a cavallo per i propri sterminati possedimenti, mentre una folla di pretendenti si perde tra le onde della sua chioma. Nessuno, però, fa al caso suo, e li respinge uno dopo l’altro. Ma Lui non l’ha ancora incontrato. Spalle larghe, robusto e slanciato, gioca a tennis e sfreccia sulla sua auto sportiva con occhiali da sole e maglioncino legato al collo.
S’incontrano e sono scintille, che innescano un incendio d’amore.
Girovaghi, artisti e saltimbanchi. Si aggirano nella piazza in festa, sorridono e le risate li inseguono. Il carrozzone si apre e rivela la scenografia incantata.
Tutto è pronto per la rappresentazione più straordinaria del secolo. Volete assistere? Perché non acquistare un libro? Costa solo pochi spiccioli! Potrete seguire le avventure degli eroi e rileggerle a casa vostra.
È stato più o meno in questo modo che i primi libri incominciarono a conoscere le strade, ad assorbire gli odori del mercato e il respiro della folla.
«Meglio il libro o il film?» è questo uno dei grandi dilemmi che si affollano all’uscita dei cinema (o alla fine della proiezione in streaming…).
Meglio il libro perché è più completo e introspettivo.
Meglio il film, perché c’è più movimento e più narrazione.
Quale che sia il risultato, nessuno dei due partiti riesce a spuntarla con uno stacco tale da chiudere la questione.
La ragazza stava leggendo. Aveva i capelli raccolti, e il sole primaverile risplendeva sulla pagina. Le persone le passavano accanto quasi sfiorandola, ma quello doveva essere davvero un buon libro, perché lei neppure se ne accorgeva. Continuava a starsene lì, con un certa innocenza, mentre i passanti quasi la investivano, come se fosse la cosa più naturale del mondo. In fondo, se una ragazza ha voglia di leggere, non può forse farlo dove e quando le pare?
Un tempo sapevamo che la lezione del giorno andava da pagina cento a pagina centoventi: bastava studiare quei venti fogli in bianco e nero e la lezione era tutta lì, chiusa nello spazio della pubblicazione del libro. Nel bene e nel male sapevi che quella simpaticona della Prof non sarebbe andata oltre.
Ma il vento del cambiamento gonfia le vele dell’istruzione. Il decreto firmato da ministro Profumo parla chiaro: per l’anno 2014-2015 solo manuali in versione digitale o mista.