Via dalle biblioteche, lontano dai monasteri, liberi da ogni dovere di erudizione. Divertimento puro e semplice, piacere di leggere. Per tutti. E alla gente piaceva da impazzire. Come dargli torto? Dopo aver lavorato nei campi un’intera giornata non c’era molta voglia di darsi all’algebra, o di studiare astronomia e filosofia. Meglio un testo semplice, che metta allegria, che racconti sentimenti e storie di eroi. Meglio il libretto acquistato dal teatro dei girovaghi nel giorno di festa.
Pochi fogli dal costo contenuto, stampati in fretta, non certo privi di refusi. Ma questo non interessava a nessuno. La compagnia teatrale restava in paese per pochi giorni, ma tanto bastava all’editore del luogo per fare affari: il suo lavoro, infatti, , dopo una composizione frettolosa, consisteva più che altro nella stampa di libri, scritti da autori famosi ma anche da nuovi scrittori che si erano fidati di lui per inviare il proprio manoscritto.
Siamo nel Seicento, e questo piccolo libretto che passa di mano in mano è l’antenato del libro di massa. Letteratura popolare, un opuscoletto che chi era in grado di leggere lo faceva a voce alta a beneficio degli illetterati, mentre chi non poteva comprarlo se lo faceva prestare e lo ricopiava a mano. In Francia venivano chiamati libri blu, per via del colore della copertina. La natura di pubblicazione estemporanea non ne ha certo aiutato la conservazione, ma da quei pochi esemplari che sono giunti sino a noi si irradia tutta l’energia di una letteratura strillata, divertente, certo non elevata, ma viva più che mai.