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01 Ago
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Intervista all'autore - Laura Mancuso -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è una esperienza meravigliosa anche se spesso molto dura da affrontare. È come immergersi in una dimensione parallela alla realtà in cui tutto può diventare possibile.
L'aspetto più inebriante della scrittura, per quanto l'Autore sia il regista della storia, è la distinta consapevolezza di come, a un certo punto, sia la storia stessa a prendere il sopravvento imponendo percorsi a cui l'Autore non aveva nemmeno pensato. Quando ciò accade io sono felice perché, proprio in questo momento, mi sembra di entrare davvero nella storia, di vivere davvero accanto ai miei personaggi che si trasformano in creature vive. Quando termino una storia, provo soddisfazione ma anche tristezza perché è doloroso uscire da quella magica dimensione, è doloroso abbandonare quei personaggi accanto ai quali ho vissuto condividendo tutte le loro emozioni come se essi fossero degli amici per quanto immaginari.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il romanzo è ambientato a Palermo che è la mia città e contiene tanti ricordi della mia infanzia, della mia adolescenza e della mia gioventù. Molti dei personaggi hanno i tratti e le caratteristiche di persone del mio passato. Umberto, cioè il protagonista maschile è il prototipo di quelle figure maschili rassicuranti di una volta, uomini garbati e rispettosi, colti e ironici, che amavano con tenerezza e difendevano le proprie famiglie: mio padre, numerosi zii, amici di famiglia, divertenti padri di compagne di classe. Beatrice, la protagonista femminile, è invece ispirata alle figure femminili della mia infanzia, donne delicate, deliziosamente femminili, fragili e al contempo forti: mia madre, numerose zie, cugine, maestre. È ancora vivido in me il ricordo della loro eleganza, dei loro profumi, dei loro bijoux falsissimi ma più belli dei gioielli veri, delle loro borsette piene di oggetti misteriosi e interessanti. Infine attraverso le zie della protagonista ho voluto ricordare con particolare affetto le mie zie materne.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Avere espresso finalmente tante cose che da troppo tempo avevo dentro ma soprattutto avere vinto una sfida con me stessa.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo non è stata difficile anche se all'inizio ne avevo scelto uno diverso, poi man mano che scrivevo e si andavano delineando taluni aspetti particolari della storia, ho preferito cambiarlo nel titolo attuale che mi è sembrato più confacente e azzeccato al romanzo.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Se devo trasferirmi su di una isola deserta penso che il libro più adatto sia "Robinson Crusoe" il cui autore, cioè Daniel Defoe, sarebbe probabilmente la compagnia più adatta per fronteggiare le difficoltà di una vita così avventurosa. La mia scelta è motivata dal fatto che la morale del "Robinson Crusoe" è quella di non perdersi mai davanti alle difficoltà. anche se molto grandi e che con un po' di cervello si può arrivare alla soluzione. D'altra parte da bambina amavo tantissimo vedere "Le avventure di Robinson Crusoe" mitico sceneggiato del 1965 magistralmente interpretato da Robert Hoffmann e accompagnato dalla splendida colonna sonora creata da Georges Van Parys.
 
Ebook o cartaceo?
Essendo nata nel 1956 istintivamente propendo per il cartaceo, amo troppo l'odore particolare della carta stampata e il delicato fruscio delle pagine odorose di stampa, sensazioni che mi danno veramente l'emozione di possedere un libro, tuttavia riconosco anche l'importanza delle pubblicazioni in formato digitale.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittrice?
Fin da bambina mi è sempre piaciuto scrivere, le professoresse di italiano dicevano che molto brava nei temi e mi davano voti lusinghieri, addirittura alcune compagne quando in classe c'era il compito di italiano facevano a gara per chiedermi consigli. Tuttavia con il trascorrere del tempo mi sono resa conto che saper scrivere è un'arte difficile e delicata che richiede attenzione, totale dedizione e anche leggere molto. Purtroppo non ho avuto il tempo di dedicarmi alla scrittura come avrei voluto perché gli studi universitari prima e il lavoro dopo mi hanno letteralmente fagocitato e solo di recente, grazie al raggiungimento dell'agognata pensione, sono riuscita a dedicarmi a tempo pieno a questa mia antica passione. Non credo di essere una scrittrice ma solo una persona che ha la fortuna di potersi dedicare a un hobby assai prezioso.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Durante una estate di tanto tempo fa, all'epoca ero una studentessa universitaria, ho assistito alla nascita di un flirt fra un signore e una signora di una certa età. Lui arrivava puntuale ogni mattina sulla spiaggia di Mondello, località balneare di Palermo, per incontrare la sua innamorata e, nonostante gli anni, sul suo viso si leggevano l'entusiasmo e la gioia di un ragazzo al primo amore. La signora invece era più pudica e manifestava i suoi sentimenti con sguardi dolci e timidi sorrisi. Questo episodio è rimasto nella mia memoria come un oggetto vecchio di cui non si sa che uso fare e si conserva in cantina. Però nella scrittura non si butta nulla e così all'improvviso nella mia mente è emerso questo vecchio ricordo che, (insieme ad altri, che non cito per non dilungarmi troppo), mi ha spronato a costruirvi intorno una trama spero avvincente e indovinata. Un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo è avvenuto una sera d'inverno quando, per una mia disattenzione, ho cancellato l'intero file che conteneva il romanzo, la cui stesura procedeva a rilento perché avevo perso l'entusiasmo. Tuttavia il dolore per quella perdita mi ha fatto comprendere quanto invece tenessi a realizzare il progetto. Per fortuna un caro amico, esperto di informatica, al quale disperata mi sono rivolta, quella sera stessa mi ha generosamente recuperato il file dalla memoria del computer.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Io purtroppo non ho avuto figli ma penso che vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro, sia una emozione un po' paragonabile alla maternità. Certo non si hanno le nausee né il vomito gravidico ma segui la crescita della storia che stai scrivendo con amore e dedizione totali sperando che quando finalmente vedrà la luce possa essere un buon libro.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Inevitabilmente Romano, il mio compagno di vita, ma per fortuna gli è piaciuto.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una formula che mi trova pienamente d'accordo perché, oltre a fruirne persone che possono avere una qualche disabilità visiva, ne può usufruire chiunque abbia voglia di immergersi in una lettura resa più densa di significato grazie alla lettura dei testi effettuata da narratori quali attori, speaker professionisti o gli stessi autori, cioè persone che sanno bene esprimere le emozioni e i sentimenti contenuti nel libro.

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1 COMMENTO

  • Link al commento Valeria Mancuso inviato da Valeria Mancuso

    Forse sono un po' di parte ma questo libro ritengo sia ricco di sensibilità, interiorità ,nostalgia e suspense...brava!!!

    Venerdì, 01 Agosto 2025 14:38

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