Ma per il lieto fine è troppo presto. Le due famiglie sono rivali da secoli, e in passato le rispettive casate si contendevano territori confinanti, arrivando addirittura allo scontro violento, con perdite per entrambe. Ma a due ragazzi innamorati la storia non interessa molto, e nel fondo dei loro giovani cuori sanno che la loro unione è più forte degli antichi rancori.
Con un pretesto riescono a far incontrare le due famiglie, e innanzi a esse dichiarano la volontà di unirsi in matrimonio. Le antiche casate devono arrendersi al sentimento. Seguono le nozze, e una prole – manco a dirlo – numerosa.
Ma cosa c’entra tutto questo col potere?
C’entra se la Seconda Guerra Mondiale è dietro l’angolo, e mentre si è in fila per il pane con la tessera annonaria stretta tra le mani si sente il rombo degli aerei. Per il Fascismo le cose cominciano a mettersi male. C’è bisogno di uno strumento di obnubilamento delle coscienze, c’è l’impellenza di proiettare una realtà non vera che mascheri le ristrettezze quotidiane, e che sia in grado di far dimenticare che bisogna sacrificare la fede nuziale per la patria.
Il romanzo rosa rientra proprio in questo progetto. Non è difficile, infatti, trovare una casa editrice specializzata nel genere, così come ci sono scrittori emergenti che fanno fortuna, e tanti giovani che s’impegnano nell’inviare il proprio manoscritto a un editore, aspirando alla pubblicazione del libro. Il successo di questa letteratura di pura evasione è indirettamente favorevole al regime, che incentiva la stampa di migliaia di libri; come a dire: voi divertitevi e non preoccupatevi, che al resto ci pensiamo noi.
Per il Duce sappiamo tutti come è andata a finire. La storia del romanzo rosa, invece, continua ad esistere, e con lui la speranza nell’intramontabile lieto fine.