1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Ho imparato a leggere e scrivere a cinque anni. Da subito ho amato le parole scritte che traducevano le mie emozioni. Ieri come oggi è l'impulso del momento che diventa necessità impellente di mettere a fuoco i miei sentimenti e di trasformarli in versi. Tutto questo mi dà un senso di pace immediato. È una sensazione bellissima.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Posso dire che il libro praticamente rappresenta la mia vita. Tutto quello che mi accade intorno lascia una impronta, sia in positivo che in negativo. Quell'impronta si trasforma in poesia.
Sullo sfondo delle vicende storiche che investirono Napoli alla fine del XVIII secolo, si sviluppa l’appassionate romanzo ideato da Giovanni Battista Maese, “A Napoli è sempre estate”. Il libro, pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni, offre ai lettori una sorta di tour virtuale della città partenopea che si rivela agli occhi attoniti di un rampollo di un’antica casata napoletana vissuto ed educato in Inghilterra secondo lo spirito di una formazione illuministica predestinata dal padre.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è qualcosa che ho sempre saputo fare, che mi è sempre venuto naturale. È un approdo a cui ricorro quando avverto l’instabilità della mia esistenza. Le emozioni che provo quando scrivo sono sempre contrastanti e finiscono per appartenere ai personaggi delle mie storie.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Trattandosi, ovviamente, di una storia ambientata in un’altra epoca, ciò che si può intendere per presenza della propria vita reale nel romanzo non può che essere rappresentata dalla convinzione, che alimenta l’intera narrazione, di una continuità storica ed antropologica esistente tra la Napoli che ho descritto nel romanzo e quella contemporanea.
Un raccolta di pensieri che parte dal presupposto che la nostra vera mamma è la terra, la natura e non Maria, la madre di Gesù come vogliono far credere le religioni. Armando Robertazzi nel suo nuovo libro “La nostra mamma vera”, affronta un argomento delicato ma allo stesso tempo molto interessante come quello dei dogmi, del rapporto stato-chiesa e della modernità. Il libro, pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni, è disponibile sia nella classica veste della brossura cartacea, che nel moderno formato elettronico dell’e-book.
La depressione è il male oscuro del nostro secolo che ogni anno colpisce sempre più persone; conoscerla e saperla affrontare con consapevolezza e maturità è la strada migliore per poterlo sconfiggere. Evelyn Gigli, nella sua autobiografia “Senza più paura di perdermi”, si racconta ai suoi lettori, descrivendo tutte le fasi della malattia che per 10 anni le ha reso la vita difficile. Il libro è pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni ed è fruibile sia in formato cartaceo, che in quello e-book.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me era, da ragazza, scrivere soprattutto poesie, sulla natura, sulle stagioni, per compiacermi della loro bellezza, con mille parole e sfumature... Poi, da giovanissima, sempre attraverso dei versi liberi, esprimevo su carta le mie emozioni, le mie riflessioni sui miei primi amori, felici o infelici... e le leggevo e rileggevo. È stato sempre così, anche se, ultimamente, mi cimento in altri generi “letterari”, per così dire...
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Ho 71 anni e sono ancora membro (emerito) della Loyola University School of Medicine di Chicago anche se tuttora molto attivo nell’ambito della Farmacologia Clinica. Questo significa che continuo a studiare nuove entità terapeutiche, quindi sono concentrato su questo settore della medicina. Gli studi mi portano poi a pubblicare i risultati delle ricerche su riviste scientifiche. A questo si aggiunge la necessità di raccogliere in libri le mie idee, per divulgarle alla comunità scientifica, quindi di scrivere. In breve, ho l’abitudine a cercare di comprendere, per poi poter spiegare, che infine è il compito di qualsiasi professore.
A quanti è capito di voler evadere dalla realtà, cercare nuovi stimoli e andare alla ricerca di nuovo emozioni? Anche Giulia, la protagonista del romanzo “Aveva ragione Plu(a)tone” è tormenta dalla ricerca convulsiva della vera felicità. Il libro, scritto da Daisy Pope, è pubblicato dalla giovane casa editrice di Vito Pacelli, la BookSprint Edizioni e descrive la battaglia giornaliera di una donna che deve combattere con la rigida morale che vige nella società che la circonda.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me rappresenta l'unico momento di evasione dalla realtà, l'unica occasione di intraprendere un viaggio lontano dalla vita di tutti i giorni verso posti ricchi di emozioni, di colori, di persone ed avvenimenti speciali.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo libro rivivono tantissimi miei ricordi dell'adolescenza, rivisitati per poter creare un collegamento continuo con i fatti di fantasia raccontati al presente che fanno da colonna portante del racconto.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Fivizzano un paese della Garfagnana, negli anni 70 ho pensato di scrivere una storia che parlasse dei luoghi che mi appartengono, a mano a mano che scrivevo il racconto prendeva forma.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Preferisco la sera.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Wilbur Smith.