Da quasi 20 anni faccio parte dell’OFS (Ordine Francescano Secolare) e questo implica la mia abbastanza assidua lettura dei testi sacri. Sono felicemente sposato con Elena, vicino alle nozze d’oro, ho due figli che hanno voluto entrambi seguire la strada della medicina anche se con attitudini diverse (chirurgia e gestione scientifico/tecnica). Ho quattro nipoti, tre femmine e un maschio (l’ultimo nato è Francesco), ma la prima delle mie nipoti, Margherita, è diventata un angelo avendo lasciato questo mondo alcuni anni fa all’età di 13 anni.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Quando decido di scrivere non esiste un orario predefinito, perché dipende solo da una spinta che sento dentro, di qualsiasi argomento si tratti scientifico, religioso, sociale. Scrivo a volte anche alle redazioni dei giornali, per proporre la mia visione degli avvenimenti, ma non mi scoraggio se solamente in pochissimi casi ottengo una risposta.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Il mio autore preferito è sempre stato Emilio Salgari, seguito da Steven Runciman (storico delle crociate), ovvero rispettivamente fantasia dell’avventura e approfondimento degli eventi storici.
4. Perché è nata la sua opera?
L’opera è nata per raccontare in un’epopea (il libro è il primo di una trilogia) che gli eventi storici sostanzialmente non esistono, ma sono una sommatoria casuale della vita di ciascuno di noi. Noi con la nostra vita siamo la storia minuto per minuto, sommando i nostri pregi e soprattutto i nostri difetti o l’obbligo del nostro agire. La vita di uno qualsiasi dei Cornelli vale quella di un re, di un Papa, di un imperatore, di un assassino, di un ladro. Ovvero è vita, sorta in un contesto che l’ha fatta esprimere, che inizia, si svolge e finisce per un disegno che raramente ci appartiene.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Non posso parlare di formazione letteraria in senso classico, perché le mie letture sono state prevalentemente scientifiche, orientate alla Ricerca medica, oppure in parte ai testi sacri (Bibbia essenzialmente) e solamente con pochi intervalli “di vacanza o distrazione” ai romanzi.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me scrivere non è un’evasione, ma è fondamentale per proporre le riflessioni su un determinato tema. In tale modo diventa necessario descrivere lo “stato dell’arte “ che consenta di poter inserire un evento, umano o scientifico, nel suo contesto.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Su quanto ho scritto potevo solo raccontare quello che io sento, perché l’autore è l’intimo “stato dell’arte” del personaggio.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì, molte persone, soprattutto alcuni dei miei professori del liceo, uno in particolare, quello di lettere, il prof Alceo Zaccagnini e poi padre Zanetta rettore del Collegio di Orvieto (dal quale sono fuggito per tornarmene a casa a Milano). Entrambi mi hanno stimato per quello che ero, diligente e libero.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Mia moglie ha letto il libro per prima, mi ha redarguito spesso sulla prosa, correggendola in modo che fosse meno “aulica”.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
Diciamo che il futuro è prevalentemente negli e-book. Circa le modalità di espansione, molto dipende da quanto i testi scolastici ne faranno parte.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che l’audiolibro sia un’idea fantastica, come una radio che racconta solo quello che ti piace o che ritieni opportuno.