1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Premesso che per me non è semplice scrivere un libro, come potrebbe sembrare. Sia che si tratti di un romanzo o di un racconto di una storia vera, mettere su carta ciò che si prova o ciò che si vuole trasferire a chi leggerà, è molto emozionante perché c’è sempre una parte di te che se ne va.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Questo libro racconta la reale storia della prima spedizione mondiale nel cuore della Siberia. In questo racconto è presente il 100% della mia esperienza.
Matteo è un bambino con tanta voglia di vivere e tanto amore da dare. Si è trovato prematuramente a fare i conti con una realtà e con un mondo che non è ancora pronto a confrontarsi con la sua diversità. La madre, Dina Vaccari, nel libro “Storia di un bambino ormai nato” racconta il suo percorso. Il libro è pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni ed è disponibile nel duplice formato e-book/cartaceo.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Già da bambina utilizzavo la scrittura come valvola di sfogo. Ad esempio a 13 anni, quando ho saputo della morte di mia nonna, ho sentito l'esigenza di chiudermi nella mia stanza e buttare giù alcune righe su quella triste notizia. Ne è nata così una poesia che ancora i miei genitori conservano. Ma scrivere non è per me solo ricerca di conforto nelle situazioni difficili, è anche un vero e proprio piacere: quanta soddisfazione quando mi viene in mente la frase giusta che cercavo da tanto!
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Tutto è reale! Infatti si tratta di un'autobiografia anche se, in realtà, ho scritto la storia come se idealmente venisse raccontata in prima persona da mio figlio!
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato in provincia di Messina quando la II guerra mondiale volgeva già al termine. Ho vissuto sempre a Messina dall’età di sei anni, tranne i quasi cinque anni trascorsi per motivi di studio a Roma all’Università Cattolica del S. Cuore e in USA a Winston-Salem (NC) alla Bowman Gray Medical School e a Charleston (SC) alla Medical University of South Carolina. Ho studiato pianoforte dall’età di undici anni fino al diploma, conseguito quando ero al 3° anno di Medicina, e ho frequentato la classe di composizione del Musicista Gino Contilli, superando prima della sua partenza da Messina il 1° step di esami, previsto al IV anno di studi. Ho intrapreso, subito dopo la laurea in Medicina, la carriera universitaria percorsa con regolarità e continuità prima come assistente, poi come professore incaricato e associato e infine, per quasi trenta anni, come professore ordinario di Immunologia all’Università di Messina. Sono in quiescenza da tre anni.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
«Cinque rintocchi batteva, da lontano,
l'orologio del Castello chiaramontano,
a poche miglia dalla Valle agrigentina,
fra l'odore di zolfo e la brezza marina;
cinque rintocchi su quel far della sera,
secondo dì alle prime idi di primavera,
l'anno che entrò la nostra Costituzione:
nel mondo feci io la mia apparizione.
Quarto fra cinque figli, secondo di tre,
modesta famiglia, amato come un re.
Nella città dell'elefante di Eliodoro,
in lingue straniere cinsi il capo d'alloro.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Su di me non ho grandi notizie. Non credo di avere un’identità e, pertanto, mi riesce difficile connotarmi. La mia vita è stata piatta, poi turbolenta ed affollata ed, infine, regolare. Gli anni trascorsi sui banchi di scuola sono stati monotoni ma gratificanti. Al liceo ho iniziato a studiare musica e, dopo la maturità, per una decina d'anni ho lavorato in quel settore. Il sabato e la domenica facevo le scintille, dal martedì al venerdì frequentavo l'università. Verso i trent'anni ho lasciato Milano e sono ritornato al mio paese d'origine nell'entroterra ligure. Tutt'ora insegno in un liceo classico genovese. Per quel che riguarda la mia attività di scrittore debbo dire che non mi ritengo tale. Per me lo scrittore fa letteratura e la letteratura è qualcosa che richiede doti estreme: non solo capacità di raccontare ma capacità di comprendere e, nello stesso tempo, di perdere il bandolo della matassa. Anche quella è una dote, per me.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è essenziale, mi aiuta molto e riesco ad esprimere tutto ciò che provo; e mentre scrivo provo così tante emozioni che non è facile descrivere, ma un’emozione che non posso scordare facilmente è quella di sentirmi libera, so bene che posso scrivere tutto ciò che voglio senza troppi limiti.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Di reale proprio niente o forse poco. Mi rispecchio nel minimo nella protagonista del racconto, perché cerco di affrontare ogni singolo problema che la vita mi presenta, senza darmi mai per vinta.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È accendere l'interruttore della luce nelle mie tenebre. Attraverso la scrittura vedo le parole, le sento, le tocco con mano, si muovono sulla mia penna e mi trascinano in una stanza illuminata che fino ad un attimo prima era completamente tetra.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Una parte relativa al racconto descrive i miei stati d'animo e una parentesi di vita evocando le emozioni più profonde che ho vissuto in quel momento. Il resto racchiude la psiche di una ragazza di ventuno anni che ha esternato e descritto con un linguaggio semplice l'argomento più complesso ed incomprensibile della sfera umana, ovvero l'amore.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È presente tutta la mia vita dal punto di vista spirituale e ideale, l'emozione di percorrere la via fatta di ostacoli e che deve portare al bene.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Per me la vita reale si identifica con la vita spirituale e ideale che deve portare a raggiungere e a realizzare quei principi fondamentali che ci permettono di vivere bene.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Mettere insieme tutto quello che ho pensato sempre nei limiti della ragione umana.