“L’auriga errante” è la pubblicazione di Danilo Scappaticci edita per i tipi della casa editrice BookSprint Edizioni e disponibile nel duplice formato del libro cartaceo e dell'e-book. Come il guidatore di un cocchio, l’auriga appunto, anche il nostro autore sembra volere guidare i suoi lettori verso la conoscenza e verso l’essenza del sapere. Il libro di Danilo Scappaticci è infatti ascrivibile al saggio: genere di approfondimento su una determinata disciplina.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
La scrittura rappresenta un momento essenziale della vita e della giornata. Ogni pagina che getto sui diversi argomenti che affronto, segnala un tentativo di riflessione sulle grandi questioni che investono la mia riflessione. Grazie alla scrittura colgo aspetti e dinamiche che, in sua assenza, risulterebbero evanescenti, quasi nascoste. Ecco, diciamo che la scrittura è un'attività grazie alla quale è possibile legare il proprio essere ad un conteso ampio e generale.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato e cresciuto, fino agli inizi dell’adolescenza, in un ambiente familiare di condizioni economiche molto modeste, se non povere, ma con principi morali ben fermi e marcati. Poi le cose, dal punto di vista economico, sono sensibilmente migliorate, il che mi ha consentito di completare gli studi fino alla laurea. Sotto l’aspetto sociale sono cresciuto in un quartiere periferico di Perugia di livello popolare dove, però, i rapporti erano ispirati al reciproco rispetto e ad una spiccata solidarietà sotto i più disparati profili. Il tutto forse è legato all’epoca in cui sono cresciuto (immediato dopoguerra), quando ancora certi valori positivi erano condivisi da quasi tutte le persone.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Milano dove sono anche cresciuto, salvo una breve parentesi, in tempo di guerra, in cui sono stato sfollato in Brianza. A Milano ho compiuto i miei studi e mi sono sposato. Dopo il matrimonio ho vissuto per circa 5 anni a Cologno Monzese e poi sono tornato a Milano dove vivo tutt'ora.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Sono molti i libri che consiglierei, soprattutto scritti da italiani. Oltre a Collodi, Manzoni, Pavese, consiglierei anche Cassola, Pratolini, Maraini, Fallaci, ecc…Di recente mi è ricapitato in mano "Il giardino dei Finzi-Contini" ed ho riletto con vero diletto il Prologo; un magnifico esempio di scrittura in italiano.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
L'emozione che ho provato è stata fortissima, ma descrivere quali sono i veri sentimenti che si provano è quasi impossibile. Il rischio di scrivere usando frasi fatte e melense è altissimo, forse sono riuscito solo in parte perché ho scritto il libro nell'immediatezza reale dell'accaduto ed in tutta sincerità credo che sia veramente complicato inventare qualcosa di emozionante. In passato avevo scritto solo l'inno della casa editrice per la quale lavoravo e che veniva cantato tutte le volte che ci ritrovavamo tutte le filiali per viaggi o manifestazioni. Nulla a che vedere con tutto questo però una certa emozione me la provocava lo stesso.(Chiaramente lo scrivo ironicamente).
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono Salvatore Stirparo e ho 24 anni, sono cresciuto sin dalla tenera età con i miei nonni che mi hanno insegnato i valori dell'amicizia e dell'amore verso la famiglia. Sono nato a Milano, la città dove sono cresciuto e che ha fatto da cornice a molte delle mie avventure e bevute, tante bevute. Ho iniziato a scrivere quando ho iniziato a leggere romanzi fantasy, rimasi abbagliato dall'effetto che le parole trasmisero dentro il mio cuore. Fu un periodo importante e allo stesso tempo spaventoso; promisi che qualunque cosa mi avesse riservato la vita, qualsiasi ostacolo si fosse messo davanti a me, io sarei diventato uno scrittore.
“Storie di tanti” è un libro che prende vita in quella fucina di idee e di scritti che è la casa editrice BookSprint Edizioni. Frutto della mente creativa di Daniele Ossola, questo testo nasce dopo una permanenza in Inghilterra, mentre di prossima pubblicazione saranno altri testi, soprattutto fiabe e racconti. Ispirato da culture e da stimoli di diversa provenienza, in questa raccolta l’autore riunisce testi di vario genere, separandoli per argomento.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È un passatempo, un modo per staccare dalla realtà, far scorrere le dita sui tasti di un computer sull’onda di sensazioni, emozioni, idee.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Moltissimo, poiché quasi tutte queste storie presenti nel libro mi hanno visto partecipe diretto anche se, talune, con trasposizioni temporali. Ad esempio, nel brano “L’amore durante la peste” pur in un contesto seicentesco a Mantova, ho descritto e rivissuto in chiave storica luoghi attuali che risalgono ai Gonzaga (il ponte, il Duomo, la Rotonda, Palazzo Ducale …). Durante la mia attività lavorativa ho viaggiato moltissimo, e tuttora continuo. Ho ambientato molte storie in Scozia, Inghilterra, Francia e Italia traendo spunto dalle attese negli aeroporti o nelle stazioni ferroviarie dove spesso mi capitava di discorrere con il mio vicino (o vicina) di tavolino o di panchina. Mi sono visto come quel pittore che lascia la sua firma rappresentandosi in uno dei tanti personaggi della tela che sta realizzando.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me vuol dire essere in un altro mondo, trasformarmi in mille ruoli e personaggi, provare e sentire le loro emozioni, vivere le loro storie, attraverso me stessa. In generale per me la scrittura è una grande passione, quello che non riesco a dire scrivo attraverso una penna e una carta, da quando abbiamo le possibilità tecnologiche uso una piattaforma per giovani scrittori. Sin da piccola sono stata così.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
La mia vita reale in questo libro rappresenta un piccolo episodio. Anche nel carattere della protagonista ho dato alcuni aspetti del mio.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Da qualche anno sono in pensione, oggi ho 67 anni e finalmente posso dedicare più tempo a me stesso. Vivo in campagna con tutto quello che ne consegue, non si “finisce mai” e sarebbe necessario lavorare da mattino a sera, ma alla mia età purtroppo devo riconoscere che questo non è più possibile. Ho sempre pensato che prima o poi avrei scritto qualcosa ed ho iniziato per caso e per attività scolastiche con la stesura di testi teatrali. I miei lavori erano sì destinati ai ragazzi, ma nello stesso tempo ho cercato di fare in modo che potessero avere un più ampio respiro e che fossero fruibili anche da un pubblico di adulti. Diverse commedie sono state rappresentate e apprezzate. Il passaggio dalla stesura dei dialoghi di un copione teatrale alla narrativa è stato un po’ una sfida con me stesso, credo che questa tendenza al dialogo si rilevi nel mio romanzo.