3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Soddisfare il desiderio di: condividere, con tutte le persone che hanno con me le opportune affinità, le emozioni delle avventure vissute; ringraziare la buona sorte che, sono convinto, mi ha assistito e spero mi assisterà; ringraziare tutte le persone speciali che ho incontrato e che, con il loro esempio, mi hanno trasmesso i valori della vita per i quali vale la pena essere se stessi; ringraziare quelle persone che mi hanno invogliato a scrivere dimostrando di avere fiducia e stima di me.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stata una scelta scontata e naturale. Dal titolo è nato il libro, non dal libro il titolo.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Su un isola deserta più che un libro vorrei una libreria, penna e carta per scrivere, delle bottiglie per affidare all'avventura, almeno i miei scritti. Se fossi obbligato a scegliere: “Sotto un grande cielo” (Elisabetta Eòrdegt e Carlo Auriemma), “Sessantamila miglia a vela. Io, Bernard e il mare” (Francoise Montessier), e tanti altri, prevalentemente quelli che parlano di avventure di mare e di barche, vissute in coppia.
6. E-book o cartaceo?
Tutti e due. La carta ha l'inesauribile fascino e la necessaria concretezza, l'E-book ha innegabili comodità e funzionalità. È esattamente come lo scrivere, i miei diari di bordo, li scrivo a mano, tra una pausa e l'altra della navigazione, dopo le tempeste per scaricare il mio cuore, poi, quelle emozioni, le trascrivo al computer per organizzarle meglio e renderle fruibili al lettore.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Spero sia questo l'inizio della mia carriera/avventura di scrivere più che di scrittore. L'ho deciso quando persone a me affini, ascoltando i miei racconti, a bordo, mi hanno convinto che anche attraverso lo scrivere, potevo avvicinare altre persone al fascino del mare, dell'avventura, della soddisfazione dei sensi.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea di questo libro cova da tempo, diviene convinzione, naturalmente in barca, quando durante navigazioni o serate in pozzetto, mi cimentavo a raccontare a qualche mia ospite, alcuni dei racconti scritti. Cominciavano anche loro a sognare, svuotare la loro mente dal quotidiano opprimente e raccontavano anche loro dei sogni, oppure, sognavamo insieme. Dopo, stavano molto meglio, il loro umore migliorava, erano più disposte a lasciarsi andare. Mi sono detto: “Quindi, posso aiutare anche altre persone a godere con i sogni ancor più di quanto riescono a godere con il concreto. È, forse, questo, il modo attraverso il quale posso divenire utile agli altri”.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Equivale a realizzare un sogno, ad abbassare la passerella di una barca consentendo ad altri di imbarcarsi condividendo le emozioni che donano: la navigazione, il mare, l'avventura, l'amore, i sogni.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Man mano che scrivevo i diversi capitoli, li inviavo a tre amiche. Una è la persona con la quale ho riscontrato una totalità di affinità, di quelle che o ci sono o non ci sono, non si possono creare; un’altra è una mia amica di penna, conosciuta in un sito, con la quale si è instaurata una amicizia epistolare ed una condivisione di valori della vita; l'altra, una ragazza che ha navigato con me prima come cliente, poi come collaboratrice a bordo. Mi esprimevano le impressioni ricevute leggendo e mi invogliavano a continuare. Ho un sogno nascosto in un cassetto: quello di scrivere un libro a quattro mani con la prima delle tre persone sopra descritte, un libro di favole per adulti. Pensando ad una cosa quasi impossibile, alcuni dicono: Perché? A me piace dire: perché no?
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non avrà mai il fascino di farsi conquistare, mi sa di artificiale. Il tono e l'enfasi dello speaker compromette la possibilità di valutazione di ciò che è scritto.