Un romanzo in cui le avventure di Vitariello, uomo alla ricerca di una ricetta antica, si intrecciano con molte altre storie. “Sulle tracce del bocconotto perduto” è il libro di Giuseppe Mazzilli pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni e fruibile sia nella classica veste della brossura cartacea, che nel formato e-book.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Ho superato da un anno esatto il limite fatidico, di 66 anni e 3 mesi, per meritare l'ingresso al "club elitario" di pensionato per "vecchiaia" con vitalizio di 3 euro sotto la media nazionale e di poco sopra la soglia del "lauto vitalizio sociale". A fronte di una vita lavorativa che oggi supera 56 anni, con una media di 70 ore settimanali, si pone una domanda d'obbligo: "Come cavolo hai fatto?" In un paese dove si iniziava a far calcoli strategici con alchimie previdenziali, già al secondo anno di apprendistato, dove i più "capaci" si "facevano pensionare" dopo 18 anni di lavoro pubblico, con un vitalizio doppio del mio. Il fatto che avevo voti altissimi in matematica (8/9) anche all'Istituto Tecnico, aggrava semplicemente la mia indolenza.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nata a Lucca e cresciuta in un paesino di duemila anime della bella Val di Nievole fra ulivi, camelie e garofani, sito in provincia di Pistoia. Praticamente il tipico paesaggio di campagna lucchese, immerso tra una ricca vegetazione e il fiume Pescia, tra la collina e la cosiddetta svizzera pesciatina. Mi piace molto la campagna in cui mi sono formata come adolescente e studentessa, un po' perché' mi lega al territorio un infanzia spensierata e serena e, poi, per le mie origini parentali. Sono pure legata alla città di Lucca e di Pisa per amicizie e per l’università che comunque hanno lasciato un impronta indelebile nel mio percorso esistenziale, tra i tirocini presso l'ospedale S. Chiara e i vari domicili in affitto per ragioni di studio. Ancora oggi prediligo queste città per il vissuto universitario e per le prime storie sentimentali... hanno il potere di evocare in me la giovane donna che ero stata, le passioni degli anni novanta, i primi concorsi pubblici nel comparto sanità, le contraddittorietà e le spigolosità del mio carattere. Insomma, ero un concentrato umano discreto e ribelle nei miei anni universitari.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Sin da piccola scrivere era la mia passione. All’età di 4 anni sapevo già le lettere dell'alfabeto e abbozzato frasi minime. Quando gli altri bimbi giocavano per strada tutto il giorno, io ritagliato parte delle mie giornate a stare in silenzio nella mia cameretta a scrivere nel mio diario segreto. È bellissimo avere diari segreti li scrivo da quando avevo 5 anni, e quando li rileggo provo grandi emozioni. Scrivere per me è un canale attraverso cui esprimo tutto ciò che alberga nel mio cuore, è il modo più naturale che conosca per dire ciò che sento o ciò che penso. Scrivere mi fa sentire libera e tira fuori alla mia coscienza la verità del mio essere. Scrivere mi fa provare grandi emozioni di rinascita, di accoglienza, scrivere mi permette di attraversare il dolore e di superarlo e mi aiuta a condividere anche le gioie.
Il libro di Sofia Spampinato si apre con un interrogativo forte, che induce alla riflessione e al ripensamento, “Tu, chi sei? - Un invito alla consapevolezza”. Un libro a metà tra l’autobiografia e la riflessione filosofica, nel quale ricordi e riflessioni si alternano a teorie e passi di alcuni grandi filosofi del passato. Il volume, 156 pagine, è pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni ed è fruibile nella duplice veste del libro cartaceo e dell’e-book.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Non ho mai deciso di diventare scrittore, ma mi è sempre piaciuto scrivere. Fin dai periodi scolastici ho sempre avuto più dimestichezza con letteratura, grammatica e sintassi che con algebra, numeri e geometria. Da ragazzina leggevo ad alta voce i libri della Delly, e mia madre mi ascoltava. Anche durante il periodo dell'insegnamento, avevo più incisività nell'insegnare le materie letterarie che quelle matematiche in cui mettevo meno entusiasmo. Oltre a fare la maestra, ho fatto la commessa, la commerciante, l’operatrice di call center, l'impiegata e tanto altro. Sono curiosa di natura per cui mi piace fare tante cose e coltivare tanti hobby: fotografia, scrivere fotoreportage, organizzare serate e cantare karaoke, recitare, ballare, andare in palestra… Amo la natura, gli animali, il mare, l'estate, il caldo, il sole, il vento…
Tre racconti che mettono al centro l’amore, l’amicizia e i rapporti interpersonali. Storie di donne e uomini alla prese con l’imprevedibilità della vita. “…E non finisce qui!” è il titolo del libro di Emanuela Colleluori, pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni e fruibile nella consueta duplice veste del libro cartaceo e dell’e-book.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere mi accompagna gradualmente all'interno della mia fantasia, fino ad immedesimarmi nel corso degli eventi che mi trattengono estraniandomi dalla realtà. L'emozione più avvolgente l'ho provata nel sentire la voce e le parole dei personaggi che si sono presentati chi in punta di piedi, chi entrando in scena come se fossero già dietro le quinte. Lo stupore che mi ha colpito e sorpreso è scaturito dalla considerazione che “Il Cervo Rosso” è il primo romanzo che ho scritto, ma si è svelato con scioltezza come se fosse in incubazione.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è un atto naturale come respirare, è il mio modo di essere... il mio primo giocattolo non è stato una bambola ma una penna! Quando scrivo ho la sensazione di bucare lo spazio e abbracciare il mondo per confrontarmi con il cuore ed il pensiero delle persone... altre volte invece, a mia penna diventa un fazzoletto capace di asciugare quelle lacrime invisibili, che si depositano nelle rughe nascoste del cuore e alcune volte, invece, sono spinta a scrivere per dare voce a chi è affacciato alla finestra della vita, a chi abita alla periferia della società, a chi è imprigionato in questo stagnante presente e la penna diventa uno strumento per regalare loro una speranza di futuro. Per me scrivere è un'azione continua tra un cuore che non segue le lancette del tempo ed un cervello che, invece, vorrebbe segnare il tempo!!!
Salvatore Larosa ha scelto il canale della poesia per esternare tutte le emozioni che si nascondono nel suo animo. “Poesia mai più prigioniera del cuore” è il titolo della sua raccolta, ma anche l’esortazione che fa a se stesso, perché i suoi sentimenti sono rimasti per troppo tempo nascosti. Il libro, pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni è disponibile sia nel formato cartaceo, che in quello elettronico.