Il testo è una considerazione personale dell’autore sui mali che frenano lo sviluppo dell’Italia e provocano disagio ai suoi cittadini. In molti punti la critica è forte e traspaiono tutta la rabbia e la delusione dell’autore verso la classe politica e le istituzioni del Paese. Lungo tutto il testo emerge lo sconforto e la disillusione di un cittadino che vede calpestare i diritti della polis e l’indifferenza per i valori etici del bene comune, continuamente disattesi e ignorati, proprio dall’élite che quei valori dovrebbe difendere e diffondere, alimentando il senso civico e la pacifica convivenza.
Il tricolore in copertina lacerato da crepe e fratture esprime a pieno il senso di rabbia e avvilimento dell’autore nei confronti dell’Italia. Il libro è un atto di accusa impietoso verso la classe dirigente italiana che a detta dell’autore è incapace di risollevare l’Italia dalla crisi nella quale è caduta; anzi con una visione miope ed egoista, se non truffaldina, come i vari scandali evidenziano, aggrava la situazione.
“Un’Italia da rifare completamente” non è solo una critica, infatti dalle 124 pagine del libro, non trapela mai il senso di rassegnazione ma piuttosto un grido di incoraggiamento per gli italiani a rimboccarsi le maniche e ricostruire il loro futuro perché come dice lo stesso autore: “chi fa andare avanti uno Stato è sempre il popolo”.