Un’ importante intervista, verità sepolte da anni, partigiani, foibe e terrore; tutto questo è racchiuso nelle pagine di Giuseppe Crapanzano, “L’Istria di Gina”, pagine dall’alto valore storico che tentano di riportare a galla uno degli eventi più bui del nostro Paese. Edito dalla BookSprint Edizioni, il libro è disponibile nella doppia versione cartaceo/ebook.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere significa trasmettere ad altri le proprie conoscenze e le proprie sensazioni e questo ti dà grande soddisfazione.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
I fatti narrati, dalla protagonista, in questo libro - intervista, riguardano avvenimenti accaduti, in un periodo, per fortuna, passato da tempo (anni 1940 – 1950) che , sfortunatamente, però, si stanno ripetendo quasi in maniera identica, proprio nei nostri giorni e che ci coinvolgono tutti.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è un'immensa gioia, perché posso esprimere, senza infingimenti e senza inganni, il libero pensiero, i miei sogni di giustizia, gli ideali e i valori spirituali in cui ho sempre creduto e che ho cercato di realizzare, per quarant'anni, come magistrato.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Com'è facilmente evincibile dalla lettura del titolo del libro ("Come costruire la pace per la salvezza dell'umanità"), la mia vita di uomo e di magistrato è stata caratterizzata dall'irrefrenabile desiderio di rendere i valori costituzionali una palpitante realtà nel lungo e faticoso cammino dell'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e della difesa dei diritti inviolabili degli uomini, tra i quali è indubbiamente prioritario il diritto alla pace tra le Nazioni per evitare la distruttività umana in un'epoca di follia e di disarmo nucleare.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere vuol dire dar libero spazio alla fantasia e a reminiscenze di vita vissuta; i due momenti, fondendosi, danno vita al racconto che, man mano che si sviluppa, ti prende fino a farti immedesimare e quindi a vivere la vicenda narrata.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto, in percentuale potrei dire il 75%.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Per non ripetermi rimando al punto 1. Alcuni episodi, che non avevo mai vissuto, narrandoli li ho vissuti ripotandone emozioni vere.
Una famiglia frantumata in tanti piccoli pezzi e densa di oscuri segreti, destini amaramente incrociati, orrore e violenza da parte di un uomo che di umano ha ben poco. “Il corridoio del vescovo”, il primo romanzo dell’autrice Stefani Tassi, è pronto a travolgere il grande pubblico con il suo thriller che lascerà tutti con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Edito dalla BookSprint Edizioni, il testo è disponibile sia nella versione cartacea che in quella digitale.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
All'inizio, provo un senso di "potere": posso dare vita a personaggi, vicende e luoghi che sono nella mia mente e aspettano soltanto la mia penna per manifestarsi. È emozionante vedere come prendono forma e si staccano autonomamente dalla mia volontà mostrandomi così la loro natura. Divenuti esseri reali, sono artefici degli eventi e il mio "potere" è loro succube. So di poter cambiare il loro destino in qualunque capitolo, ma ho talmente umanizzato il loro carattere da riuscire soltanto a seguire le loro inclinazioni. Mi sento parte del loro mondo.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Nel libro c'è molto della mia vita reale: persone, luoghi e vicende. Non saprei scrivere qualcosa di cui non conosco niente, non potrei trasmettere le emozioni che provo senza un fondamento di verità.
Due uomini senza più lavoro, la città di Gerusalemme, un salto indietro nel tempo e un’equipe di archeologi destinati ad un’eccezionale scoperta, daranno vita ad una storia come poche, il cui mistero e fascino sono stati racchiusi dall’autore, Donato Bleve, già nel titolo: Progetto “C.M.V. – XY”.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono pugliese di nascita (nato a Tricase nel 1968) e trevigiano di adozione. Sono stato quattro anni in marina militare, poi operaio in vari settori e attualmente gestisco un edicola-tabacchi a Santa Lucia di Piave (TV). Sinceramente non mi considero uno scrittore. Mi piace solo buttar giù le idee quando mi vengono e successivamente intrecciare una trama.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Sul lavoro, tra un cliente e l'altro.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è un dialogo con se stessi e con un popolo immaginario di ascoltatori. Quando rileggo le pagine da me scritte, se le trovo ben fatte e capaci di accendere sentimenti, emozioni, ricordi, esperienze e anche speranze, mi commuovo e mi dico che val la pena continuare.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto. Il racconto “Abbiamo fatto tutto” è totalmente autobiografico. Ma anche “Più grave di un infanticidio” riflette una vicenda vissuta con particolare partecipazione. Io non credo che uno scrittore possa fare a meno di attingere alla propria vita reale situazioni e passioni: non avrebbe pathos, altrimenti e non potrebbe trasmetterlo agli altri.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nata a Torino, vissuta a Torino per quanto riguarda l'infanzia, gli studi, la carriera presso un'importante ditta metalmeccanica, svolgendo il lavoro di segretaria di direzione. Questo però non doveva essere il mio lavoro. Mi diplomai stilista di moda, vista la mia insita inclinazione al disegno, bozzetti e fantasia. Il mio lavoro, nello specifico doveva integrarsi nell'arte letteraria. Sino da piccola, sui banchi di scuola, e qui parlo delle scuole elementari, saltavo gli intervalli di colazione e merenda, per me era fondamentale scrivere, sempre e comunque ovunque fossi. In tutta la mia vita ho sempre scritto e continuo a farlo, novelle, poesie ne avrò oltre mille, alcune catalogate alcune no, essendo troppe. Sono ispirata sempre, per esempio "una semplice foglia che cade in autunno cullata dal vento, fino a raggiungere la madre terra per il suo "ultimo viaggio"". Scrivo tutti i giorni. Amo l'arte in tutte le sue forme. Scrivere è nel mio DNA, dipingo quadri ad olio, disegni a china, figurini di moda, mi diletto nelle sculture, il canto, e dulcis in fundo applico anche l'arte in cucina. Non ho deciso io di diventare scrittrice, lo ha deciso la vita, quella stessa vita che mi conduce, la gente che mi legge e mi sprona ad andare avanti in questo meraviglioso mondo letterario.