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27 Ott
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Intervista all'autore - Roberto Zerbini

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono nato a Camogli, incantevole borgo marinaro ligure, e paese natale di mia madre. Quando avevo sei anni, con i miei genitori, ci siamo trasferiti a Miratoio, delizioso paesino marchigiano, da dove proviene mio padre. Dopo pochi mesi è nata la mia unica sorella. Sono single, divorziato e padre di due bravissimi bambini. Ora vivo a Novafeltria, nell'entroterra riminese. Sono responsabile del magazzino in una ditta che produce cavi elettrici. Ho sempre avuto la passione per la scrittura, però credo che bisogna avere qualcosa da raccontare, per scrivere un libro, così, fino ad ora non avevo mai avuto l'opportunità di farlo.



2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

Purtroppo, lavorando tutto il giorno, mi rimane solo la sera per dedicarmi alla scrittura. Che fortunatamente attenua, in parte le fatiche quotidiane.



3. Il suo autore contemporaneo preferito?

Non riesco a fare un nome su tutti; come del resto mi rimane difficile stabilire quale sia il mio cibo o film preferito. Anche scegliere una canzone piuttosto che un'altra mi trova spiazzato. Comunque, negli ultimi anni ho apprezzato tantissimo "Io uccido" di Faletti. Forse anche perché i libri gialli sono i miei preferiti.



4. Perché è nata la sua opera?

Sono appassionato di enigmistica e gradisco molto generi come i tautogrammi. Così un giorno, per caso, osservando le lettere dell'alfabeto (non ricordo bene neanche il motivo), mi è venuta spontanea una frase di poche parole che iniziavano con A,B,C,D,E,F e ho pensato che sarebbe stato divertente riuscire ad arrivare alla Zeta: costruire dei corti racconti di ventuno parole.



5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Penso che il tipo di scuola superiore, liceo linguistico, dove mi sono diplomato, abbia influenzato molto il mio amore per la letteratura e comunque per le materie umanistiche.



6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Non credo che lo scrivere sia una sorta di stratagemma per sfuggire alla realtà: anche nei racconti fantascientifici o favolistico dobbiamo sempre confrontarci col quotidiano, con il concreto. Però la scrittura può farci sognare; il che aiuta nella vita.



7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?

Anche se il mio libro non è un romanzo e nei romanzi, si sa, spesso troviamo tracce autobiografiche dell'autore, qualcosa di personale emerge. Ricordi, stati d'animo, rimembranze scolastiche.



8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?

Ho scritto questo libro segretamente e quindi persone esterne non hanno contribuito né materialmente, né emotivamente. Però mentre scrivevo ho sempre pensato - chissà cosa ne diranno i miei figli, i miei genitori, mia sorella.



9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?

A nessuno, come dicevo.



10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?

Beh, sicuramente. La tecnologia sta facendo passi da gigante e l' e-book sarà sempre più presente. Anche se a me leggere un libro di carta, con la sua copertina ha sempre il suo fascino.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Al giorno d'oggi, dove l'andare di corsa è quasi d'obbligo, "sfogliare" un libro e fare altro è una bella innovazione. Per non parlare di chi non può effettivamente leggerlo un libro.

 

 

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