1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Camogli, incantevole borgo marinaro ligure, e paese natale di mia madre. Quando avevo sei anni, con i miei genitori, ci siamo trasferiti a Miratoio, delizioso paesino marchigiano, da dove proviene mio padre. Dopo pochi mesi è nata la mia unica sorella. Sono single, divorziato e padre di due bravissimi bambini. Ora vivo a Novafeltria, nell'entroterra riminese. Sono responsabile del magazzino in una ditta che produce cavi elettrici. Ho sempre avuto la passione per la scrittura, però credo che bisogna avere qualcosa da raccontare, per scrivere un libro, così, fino ad ora non avevo mai avuto l'opportunità di farlo.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Purtroppo, lavorando tutto il giorno, mi rimane solo la sera per dedicarmi alla scrittura. Che fortunatamente attenua, in parte le fatiche quotidiane.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Su due piedi non saprei definirmi secondo linee precise, ma semmai si possa fare un riferimento psicologico, il test della tipologia di Jung (sviluppata da Myers, Briggs, Von Franc e Van Der Hoop) rivela che la mia personalità è quella di mediatore: introversa, intuitiva, sensibile e percettiva. Nella mia vita la psicologia, come scienza, ha influito e influisce in modo particolare tanto quanto la letteratura, insieme alle discipline umanistiche in generale. Ci tengo a specificarlo perché la maggior parte di ciò che scrivo, o in ogni caso l'impostazione con cui scrivo, scaturisce dalla mia formazione umanistica, impregnata di riferimenti sì letterari, ma in larga parte anche psicologici, antropologici, sociologici, pedagogici, filosofici, storici e artistici. Ed è così che la descrizione emozionale si fa sì soggettiva, riferitasi al soggetto e quindi particolare, tuttavia non oggettiva eppure quasi universale, così come lo sono le emozioni. Sono nata e vivo in Lombardia, ma ho origini meridionali. Non mi sento legata particolarmente al luogo in cui vivo, ma posso dire di provare un'accentuata affezione verso la mia nazionalità: ammiro la cultura italiana, vi nutro orgoglio e apprezzo quanto da essa è scaturito. Sin da piccola nutro passione verso la scrittura e ho meditato di trasformare questa passione in una vera e propria professione all'inizio della mia adolescenza, ma negli anni, anche grazie e a causa delle mie esperienze, la mia potenziale decisione è sfumata per dar spazio a una prospettiva più realistica, indirizzata verso le scienze umane (la psicologia, appunto). La scrittura come passione e come mezzo d'espressione artistica, tuttavia, rimarrà sempre una parte fondamentale della mia persona.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento preciso; mi dedico alla scrittura quando mi sento ispirata. Scrivo in base a riflessioni interiori stimolate dall'ambiente esterno, dalle mie esperienze: scrivo riflettendo su ciò che leggo, studio, imparo, guardo, sento, che tocco e da cui vengo toccata, se vogliamo; in sintesi, riflettendo sulle realtà che vivo.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ne ho uno preferito, perché tendo a riferirmi a molteplici personalità del mondo letterario, ma se proprio debba citarne qualcuno, allora menziono Alessandro Baricco per la prosa e Wisława Szymborska per la poesia; in generale, come genere, apprezzo particolarmente i saggi.
4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera è una raccolta di poesie scritte da quando ero appena un'adolescente sino a oggi, che l'adolescenza sta volgendo per me al termine; essa è nata dal mio desiderio di ottenere una sorta di riconoscimento culturale (e sociale, se vogliamo), un traguardo, la linea di transizione tra una fase della mia vita giunta al termine (l'adolescenza), a una diversa giunta all'esordio (la prima età adulta).
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
In generale il contesto sociale nel quale un individuo si forma è determinante, infatti da esso possono dipendere, ad esempio, i registri linguistici. Nel mio caso, la mia formazione non è avvenuta e non avviene in un contesto sociale particolarmente altolocato, per così dire; eppure, in qualche modo, ho avuto accesso a un repertorio culturale più che modesto: in parte grazie all'agenzia educativa quale la scuola, in parte grazie alle mie attitudini verso le discipline umanistiche e per questo, in conseguenza, grazie al mio interesse verso la letteratura e, più in generale, verso la cultura, intesa sia in senso proprio, sia in senso lato.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è entrambe le cose: scrivo per evadere dalla realtà quando mi va stretta, ma scrivo anche per raccontarla, positivamente o negativamente che sia.
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Di me c'è tanto; anzi, direi proprio ci sia tutto. In ciò che ho scritto ci sono le mie sensazioni, le mie emozioni, i miei sentimenti; c'è la mia personalità, i miei processi mentali, le mie sfere personali: quella fisica, quella affettiva, quella cognitiva e quella sociale. Ci sono io e ci sono gli altri, ma visti dal mio punto di vista. Ci sono i miei valori, per quanto questa società di oggi ne sia ormai perlopiù sprovveduta, e quindi l'amore, l'empatia, la solidarietà, l'onestà, la responsabilità, la bontà, la bellezza, i cui confini separanti gli uni dagli altri non è facile definirli, perché nessuno di essi preclude l'altro.
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì, in fondo qualcuno c'è sempre. E se non è qualcuno, è qualcosa.
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
In generale, in questi anni, ho raccolto le mie poesie su un blog in rete, ma le ho fatte leggere senz'altro a familiari e conoscenti più stretti.
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’e-book?
In mia opinione, niente potrà sostituire l'odore della carta, la sensazione di tenere un libro tra le mani, poterne manipolare il testo e farlo proprio. Per me no, l'e-book non è il futuro della scrittura; senz'altro non è il mio futuro.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
In merito all'audiolibro posso dire sia senz'altro già più interessante rispetto all'e-book.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nata in famiglia dei ingegneri minerari. I miei genitori dopo l’università di Mosca (Russia) sono stati inviati in missione a lavorare in Germania. lì ho passato tutta la mia infanzia e gioventù. In Germania ho ricevuto l'istruzione media e di musica. Quando siamo tornati giù a Mosca, sono entrata all'università di acciaio e leghe di Mosca (MISIS (Moscow Institute of Steel and Alloys). Al termine degli studi ho lavorato qualche anno come professionista ma ho sentito sempre la mancanza della musica nella vita mia e ho trovato la possibilità di licenziarmi continuando così da interessarmi di musica e canto.
Un racconto autobiografico breve ma ricco di significato. Francesca Rossi, una giovane autrice ventiduenne di Bassano del Grappa, racconta la sua difficile vita nel libro “Il ricordo di una vita” edito dalla casa editrice BookSprint Edizioni (disponibile in versione cartacea ed e-book).
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è trasferire sulla carta e donare le mie emozioni al fine di condividerle con chi parte mi legge.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Sicuramente parte della mia vita reale è fra le righe di questo libro dove ho trasferito il mio cuore. Soprattutto in esso è tutta la mia fantasia attraverso la quale guardo e vivo il mondo e la vita stessa.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Per me scrivere equivale a liberarmi dalle ansie, dalle paure, dalle tristezze. Significa entrare in un'altra realtà. Una realtà dipinta dalla mia fantasia e dalla mia sensibilità. Scrivere è vivere ogni volta una nuova vita e una nuova emozione. Una emozione da regalare a chi mi legge.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nata a Napoli, ho vissuto in un paese di provincia per circa 5 anni, poi dopo aver trovato una casa mi sono trasferita coi miei genitori a Nocera Inferiore. Successivamente, all'età di 11 anni sono tornata con loro e con mio fratello a vivere nella mia vecchia cittadina, dove vivo tutt'ora.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Ognuno ha i suoi gusti e i suoi generi preferiti, naturalmente ce ne sono di tipi diversi per persone di ogni età, per questo se bisognasse scendere nello specifico, prima di nominare un titolo mi accerterei degli argomenti e delle cose che piacciono a quel determinato ragazzo.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Maura, vivo con i miei cinque cani in bel paesino in campagna tra il lago Maggiore e il lago di Varese, a pochi chilometri dalla Svizzera, sono una persona ottimista e penso sempre al meglio, mi piace molto il lato di bambina che ho e che spero di avere sempre a prescindere dagli anni, sono molto emotiva, piango spesso per cose che mi emozionano, adoro la natura, che va rispettata assolutamente. Era da tanto tempo che volevo scrivere un libro, esattamente il libro che ho scritto, ho sofferto veramente tanto quando ero piccola, per mancanza di un punto di riferimento e di affetto, ma alla fine la mia forza di volontà ha prevalso su tutto e tutto grazie ad una persona speciale che dal cielo mi segue, non mi giudica e mi protegge sempre... con discrezione.
Cominciare la giornata con una colazione al banco, incontrarsi per lavoro o per diletto in un bar, rientra in quella serie di azioni abitudinarie che tutti compiono ogni giorno. Non tutti però hanno idea del mondo che si cela dietro ad un bancone e del duro lavoro che è chiamato a fare il barista. Alessandra Magrin con il suo “Manuale di sopravvivenza per il perfetto barista” propone un quadro ironico ma allo stesso tempo veritiero di questa figura.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Alessandra Magrin, sono nata a Vicenza dove vivo tuttora. Dopo il diploma iniziai il mio percorso di agente immobiliare che svolsi per parecchio tempo. Dopo molti anni di lavoro nel settore impiegatizio, amante del rischio o forse per scelta obbligata, decisi di addentrarmi nel settore alberghiero e della ristorazione e arricchire così il mio curriculum lavorativo, provando diverse esperienze. Nel mio tempo libero mi dilettavo nella scrittura di racconti per lo più amorosi sempre con un pizzico di ironia, parte integrante del mio modo di essere. Quando poi per gioco mi fu proposto di raccontare le mie esperienze più divertenti in un libro accolsi con entusiasmo la proposta e mi ci buttai a capofitto.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Generalmente non ho molto molto tempo per dedicarmi alla scrittura se non in fase di lavorazione del mio libro, e scrivevo quando mi sentivo particolarmente ispirata.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vengo dall'isola d'Elba e abito ancora qui. Mi è sempre piaciuto sia leggere che scrivere fin da quando ero piccola. Però la prima volta che ho iniziato a buttare giù una storia avevo undici anni e da lì è diventato un sogno diventare scrittrice!
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Se potessi scriverei sempre però non potendolo fare di solito lo faccio o di pomeriggio o durante la notte quando l'indomani non ho scuola.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Mi piace leggere sempre cose nuove però se dovessi sceglierne uno sicuramente direi Jamie McGuire! Credo che le sue idee e la sua cultura sugli argomenti trattati sia di pochi.