1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova? Da alcuni anni a questa parte scrivere per me è una grandissima soddisfazione. Ciò, nonostante lo faccia soltanto per una ristretta cerchia di pubblico: parenti, amici, conoscenti. Mi esalto a tal punto che, a detta degli altri, non mia, riesco a rendere avvincente anche un semplice commento. Perché ci metto sempre il cuore. Ma è quando scrivo le poesie che raggiungo il mio apice massimo. Mi prendono a tal punto che dall'emozione - mi tremano persino le mani - passo alla commozione. Non cerebrale, per carità, ma a livello di occhi umidi e persino di lacrime, se non addirittura pianto quasi dirotto. Ma poi mi fanno stare bene, tanto bene per ore e ore fino alla prossima che scriverò per cui tornerà la medesima sofferenza quanto la successiva e solita soddisfazione. Il peso che, prima, sento sulle spalle, dopo aver composto svanisce. Magari dura poco, ma mi è sufficiente per distrarre la mia vita dalle troppe delusioni che la affliggono. Scrivere poesie per me è si sofferenza, ma anche gioia. Immensa.