3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest'opera ha significato riportare alla mente eventi e personaggi del mio passato avvolti nelle nebbie delle memoria. Ho riconosciuto persone presenti e scomparse, nascoste per anni nel subconscio e mai evocate prima. Sono parenti e amici, vecchi compagni di scuola, purtroppo non tutti presenti, che hanno condiviso con me le gioie della scuola e i dolori della guerra. La loro azione è palpabile, è presente nelle parole che la descrivono nel libro.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Combattuto fra varie ipotesi di intitolazione, la prima era: "La civiltà contadina nella Valle dello Scerfio", ma ho incontrato con alcuni segni contrastanti. Ho percepito che quando si parla di grandi civiltà, la civiltà dell'Egitto, la civiltà degli Etruschi, la civiltà di Roma, la civiltà del Rinascimento, tornano in mente epoche ricche e sontuose vissute da quei popoli nell'antichità. Il figlio del contadino non rientra in quelle categorie; egli non possiede neppure un paio di scarpe di vacchetta, ha solo gli zoccoli che calza a giorni alterni con il fratellino per andare a scuola. Va scalzo a mietere il grano nei campi, dove le stoppie gli feriscono i piedi; va a pascolare i maiali e le pecore nel bosco, dove gli spini gli graffiano le gambe.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Io vorrei stare in quell'isoletta insieme a quattro esseri viventi, tre libri e...:
1- La divina Commedia (per stare con Dante);
2- Le Avventure di Pinocchio (con Carlo Collodi);
3- A Piedi scalzi nelle stoppie di grano (con me stesso, per conoscermi meglio)- Perché i primi due sono lo specchio della civiltà occidentale.
6. E-book o cartaceo?
L’e-book è il futuro, astratto. Molto bene, ho sempre guardato al futuro. Il cartaceo è il futuro del passato, concreto. Concreto perché posso vedere e toccare quei meravigliosi libri fatti di pergamena, dentro e fuori; e quelli rilegati in marocchino che contengono pagine fatte di stracci; e quelli rilegati in brossura con carta fiorentina. Li vedo, li tocco con amore, li sfoglio e provo la sensazione di accarezzare il corpo della mia donna.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non ho mai deciso di intraprendere la carriera di scrittore. Ho iniziato a scrivere per caso dopo essere andato in pensione. Mi hanno chiesto di prendere parte alla composizione dei libri della collana "Le Perle della memoria", dove i miei articoli, a tema, hanno riscosso ogni anno un grande successo e hanno contribuito in maniera sostanziale alla composizione dei libri della collana. Allora ho deciso di scrivere le mie storie, libere, inerenti il mio vissuto personale, nell'ambiente dove hanno lavorato per secoli i miei antenati. Se scrivere delle storie è un affare da scrittori, anch'io sono uno scrittore in carriera.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Vedendo i successi ottenuti con "Le perle della memoria" decisi di scrivere delle storie per me. Ricordavo quante volte i miei genitori mi supplicavano di scrivere la storia della nostra gente: "Te sai scrivere tanto bene - ti dicevano le maestre e gli altri insegnanti- e allora perché non scrivi la nostra storia? Noi abbiamo tante cose da raccontarti".
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Provo le medesime sensazioni che ho detto di provare quando mi trovo fra le mani un incunabolo.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
È stata la collaboratrice editoriale. Quando lesse il primo manoscritto mi chiese: "Lo hai fatto da solo? Chi ti ha aiutato?"
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sono uno scrittore emergente all'antica, a sentir parlare di audiolibri mi vengono i brividi...