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19 Ago
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Intervista all'autore - Eleonora Ragozzino

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?

Per me scrivere è un modo per evadere dalla realtà e creare un mondo dove io possa stare bene incondizionatamente. La scrittura è qualcosa mia, personale, che nessuno può portarmi via, capace di farmi stare bene e tranquillizzarmi anche quando le cose non vanno nei migliori dei modi. È un modo per trovare pace con me stessa e lavorare molto sui miei sentimenti e trasformarli, tramite i miei personaggi, in qualcosa che anche altre persone possono condividere e magari anche apprezzare.



2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?

Il libro prende vita da quella che è stata per me un'esperienza abbastanza dura da affrontare e ancora oggi dura da accettare. La morte di un persona a noi cara è sempre un'esperienza che per quanto possa essere annunciata, nell'esatto momento in cui avviene davvero ci coglie sempre alla sprovvista e ci lascia inermi davanti alla vita e alla consapevolezza di quanto la nostra esistenza sia così caduca e passeggera. Il libro, racchiude quello che è il percorso che chiunque di noi è costretto a fare per riuscire a ricominciare a vivere con la consapevolezza che la propria esistenza non sarà mai più come prima, perché il vuoto che una persona lascia non sarà mai colmabile da qualcun altro.



3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.

Scrivere l'opera è stato un modo di rielaborare i miei sentimenti su azioni e avvenimenti tramutandoli in qualcosa di nuovo, che andava oltre la semplice realtà. È stato un modo per poter fare andare bene le cose, e apprezzare di più persone e situazioni che quando ne avevo la possibilità non sono riuscita ad apprezzare. Sono tante le cose che in modo più o meno diretto mi hanno spinta a creare determinati personaggi e situazioni, e ho deciso di farlo cercando di focalizzare l'attenzione su quelli che ero i pregi delle singole parti, e di sottolineare i difetti della protagonista, in modo che ci fosse una crescita durante il suo viaggio. Volevo che, leggendo ciò che io ho scritto, ci si rendesse conto che la protagonista è riuscita, anche se con molta difficoltà, ad accettare ciò che le è successo e ad avere la forza di andare avanti, così come ho fatto io.



4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?

Non è stato facile trovare il titolo giusto. Volevo che fosse breve e ad effetto, in modo che racchiudesse quello che è il cuore del racconto. “Fixed” ha diversi significati, vuol dire stare fermo, immobile, come la protagonista nel momento in cui non riesce a trovare la forza per affrontare la situazione. Credo che capiti a tutti di sentirsi bloccati dal dolore e non riuscire a capire come fare a superarlo. Ma allo stesso tempo “Fixed” vuol dire anche aggiustare, sistemare ed è ciò che la protagonista fa, cerca di rimettere insieme i pezzi di se cercando di non lasciarsi andare alla sua nuova esistenza.



5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?

Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, è il mio libro preferito.



6. E-book o cartaceo?

Cartaceo, la sensazione di tenere un libro in mano, sfogliarlo e sentire l'odore caratteristico delle pagine è qualcosa che non può essere in nessun modo riprodotta tramite lo schermo di un mezzo elettronico per la lettura. Certo, sarà più costoso, ma non si avrà mai la stessa sensazione tra vedere una libreria piena di libri e un piccolo schermo.



7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?

Ho iniziato a scrivere all''età di quindici anni, e mai avrei pensato che questa mia passione potesse trasformarsi in qualcosa di concreto. Non è stata una scelta, ma una volta tagliato il temuto traguardo di essere riusciti davvero a completare la propria opera... dentro di se nasce la voglia di tentare e cercare qualcuno che sia disposto a dar fiducia nel proprio lavoro. In pochi avrebbero davvero creduto che sarei arrivata a questo punto, e anche a me sembra ancora difficile crederci.



8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?

L'idea del libro nasce dall'esperienza che ho avuto diversi anni fa legata alla malattia e alla morte di mia zia, a cui ero particolarmente legata. Mi sono chiesta cosa si potesse provare nella sua situazione, e ad essere consapevoli di dover morire. Da ciò è nato tutto, dalle mille domande fatte in questa situazione, a cui ho dato una risposta all'interno della mia storia.



9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?

È un'esperienza gratificante. Essere consapevoli di avere qualcuno disposto ad appoggiare le proprie idee è qualcosa che oggi non è facile ottenere. Ci si sente ripagati di tutto il tempo speso per portare avanti quello che si può definire un sogno nel cassetto



10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?

Un mio amico, e ci è voluto molto anche solo chiedergli di farlo.



11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Che siano un'ottima opportunità per tutti, nessuno dovrebbe essere privato di poter apprezzare la lettura in ogni sua forma.

 


 

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