1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono una semplice ragazza di un semplice paesino in provincia di Napoli, ovvero Sant'Antonio Abate. Frequento la facoltà di Scienze della comunicazione a Napoli. Scrivere mi è sempre piaciuto ma in questo periodo particolare della mia vita, è diventata un'esigenza. Scrivere mi faceva calmare e sognare. Non mi reputo già una scrittrice ma sicuramente è uno dei miei sogni.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Nell'arco della giornata, mi piace scrivere nel tardo pomeriggio o la notte. Più che l'orario preciso, preferisco scegliere il momento della giornata in cui posso stendermi sul letto e buttare giù qualche riga.
Se Dio è infinitamente buono, perché permette che le persone soffrano? E che senso ha il male? Domande di questo genere accompagnano l’umanità da sempre, e anche il giovane protagonista dell’ultimo romanzo di Gianfranco Manunza “Zedneh”, se le pone di continuo cercando di trovare, finalmente, una risposta a tutti i suoi punti interrogativi.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Avendo io ottant'anni suonati, dovrei dire che la mia vita è stata intensa. In realtà non è così, essendo io un uomo di preghiera. Difatti, una persona come me passa i suoi giorni in meditazione, contemplazione e penitenza, spessissimo chiuso in casa. Il fatto che io dipinga o scriva è soltanto un sistema per uscire dalla solita routine quotidiana. Un passatempo insomma. Prima d'essere un uomo di preghiera, ero un universitario.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non vi son momenti particolari. Dipende dall'estro che mi pervade. Ma per ciò esso può presentarsi di giorno di notte, quando mangio o quando sono in bagno. Tutti i momenti son buoni per scrivere.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Se per contemporaneo s'intende moderno, Italo Calvino, Elio Vittorini, Leonardo Sciascia etc etc."
L’atteso terzo episodio della trilogia “Le trentatré verità” di Oscar Cervi, è finalmente disponibile sia in versione cartacea che in quella digitale. Edito dalla giovane Casa Editrice di Vito Pacelli, la BookSprint Edizioni, “Apokalips” riprenderà l’eterno scontro tra il Bene e il Male che vede come protagonisti Joshua, il prescelto nella lotta tra Angeli e Demoni, e Ismael, un angelo malvagio che vuole ottenere il dominio assoluto del mondo celeste e terreno. In questo terzo capitolo, saranno i discendenti di Joshua e Ismael ad affrontarsi in uno scontro senza pari da vivere tutto d’un fiato. Riuscirà il Bene a trionfare anche questa volta o il Male prenderà il sopravvento?
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Che dire, nasco in un piccolo paese di provincia, la mia vita è stata tranquilla e vissuta in maniera semplice sempre circondato da amici. Sono nato e vivo tuttora a Pavullo nel Frignano in provincia di Modena. Cittadina di circa 18000 persone e circa sette anni fa è nata in me la passione di scrivere, da allora non ho più smesso e sono giunto con questo nuovo libro al mio settimo lavoro.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Senza dubbio il pomeriggio, ma capita a volte che se finisco presto al lavoro, anche la notte diventa un momento magico per scrivere.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ne ho un paio, Dan Brown e Ken Follet.
Raccontare l’erotismo senza sfociare nella volgarità o nella pornografia, non è cosa facile, ma Fosca Alderighi nel suo libro, “Trasgressioni oniriche”, riesce abilmente nel suo intento: raccontare l’eros come liberazione e non castigo, raccontare la forze della pulsione sessuale in tutte le sue sfaccettature. Il libro, edito dalla casa BookSprint Edizioni, è fruibile sia nel formato cartaceo che in quello dell’e-book.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Roma.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Non ne ho idea. Forse, una introduzione alle scoperte scientifiche dietro la tecnologia con cui viene a contatto, televisione, treno, aereo, auto, forno a microonde, cellulare.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?
In confronto all'e-Book, il libro cartaceo è una presenza fisica la cui collocazione nella biblioteca di casa rispetta la scelta della particolare concezione del mondo del proprietario.
Totalmente sviluppato in lingua inglese è l’imponente opera di Antonio Bellacicco “The Ultimate Invariant Equation”, uno studio approfondito sulle più note leggi scientifiche e teoremi aritmetici. Edito dalla BookSprint Edizioni, il testo è fruibile sia nella tradizionale versione cartacea che nel moderno e-book dando la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono siciliano, nato e cresciuto a gela in provincia di Caltanissetta.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Ad un adolescente, consiglierei naturalmente di leggere il mio libro, senza però tralasciare tutti gli altri libri che lo formeranno nel campo lavorativo e nella vita sociale.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?
Sono a favore del libro formato e-book, ma penso anche che sarebbe una grossa perdita far scomparire il libro in forma cartaceo, potremmo perderne la memoria.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Per me la scrittura è un fulmine a ciel sereno, che colpisce colui che ha tanto amore per la scrittura stessa.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me rappresenta un ottimo modo per discostare la quotidianità. Vivo freneticamente dunque scrivere mi consente di vivere in un tempo collaterale. Varcando i miei mondi immaginari e colloquiando con i miei personaggi mi apro ad una sfera emotiva straordinaria e della quale non posso più fare a meno.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Sono presenti alcuni fatti che ho volutamente romanzato. Nello specifico, la separazione dal contesto famigliare del mio personaggio principale. Non ho ricordi positivi della mia famiglia così ho voluto che l'intera vicenda di Marta Phipps avesse come punto iniziale un distacco dalla sua. Una nota amara purtroppo ma necessaria per poter scandagliare le mie emozioni in tutte le loro forme.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest'opera ha rappresentato per me un vero e proprio mettermi alla prova. Sono appassionata sia della scrittura che della lettura. Produrre un libro però è ben altra cosa. Mi sono messa in gioco fino in fondo, ogni giorno. Ammetto di esserne stata orgogliosa nel momento in cui ho digitato il punto finale nell'ultimo capitolo.