1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nato in una famiglia modesta, in provincia di Roma, mi occupo di aggiornamenti software ed hardware su impianti automatici. Molti viaggi all'estero mi hanno fatto conoscere culture diverse e invogliato a scrivere.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Nel pomeriggio.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Tom Clancy.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È un momento intimo di sfogo istintivo che mi aiuta a prendere coscienza della realtà. Mi fa sentire bene, mi rilassa, mi da grinta e a volte mi fa quasi piangere.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ogni cosa scritta fa parte della mia realtà, anche se devo ammettere che a volte ho scritto di emozioni viste in altri perché mentre le vivevano erano talmente forti da investirmi e farmene provare altre.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Fausto Colombo.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
10 ore a settimana.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Fausto Colombo.
4. Perché è nata la sua opera?
Ragazzi disabili.
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Niente.
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Non è evasione della realtà.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è semplicemente divertimento: immaginare di realizzare qualcosa di impossibile, sognare su un foglio di carta con i pensieri appesi ad ogni singola parola, trasformare le idee in concetti. Scrivere è libertà.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Alcune cose, non molte, amo prevalentemente esprimere il mio pensiero su ciò che mi circonda rispetto a ciò che ho vissuto in passato o nel presente. La vita di ognuno è molto speciale e molte volte per comprendere noi stessi, dobbiamo specchiarci negli altri.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Mettere i propri pensieri su una pagina è come parlare con sé stessi allo stesso modo di come rileggere equivale ad ascoltarsi; ciò instilla emozioni diverse a seconda di ciò che si narra all'io: entusiasmo, ilarità, riflessione, tristezza. L'idea che qualcun altro possa un giorno scorrere quelle righe dà ugualmente emozione, la medesima che offre un ipotetico, attento interlocutore che si offre all'ascolto; in quest'ultimo caso non si è in grado di scorgerne i lineamenti allorché egli apprende i contenuti dello scritto ma la sensazione che regala tale eventualità dispensa comunque un certo compiacimento, parallelo alla speranza che il messaggio dell'opera venga intimamente colto.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ci sono aspetti di Toni, il narratore, che appartengono al mio carattere ed in tal senso l'omonimia non è certo un caso: l'ironia, il modo di fare accomodante, lo spirito d'osservazione oltre, naturalmente, all'analogia rinvenibile nello scopo dell'esistenza: l'instancabile desiderio di conoscenza del proprio io.
Due genitori con il desiderio di avere un figlio, un bambino adottato che non riesce a farsi accettare dai suoi coetanei, una vacanza estiva che cambierà ogni cosa, un’avventura potente da vivere fino all’ultimo fiato. L’ultimo romanzo del giovane Alessandro Casamatti ha tutte le carte in regola per conquistare, ancora una volta, il grande pubblico con la storia di “Thomas Time”, libro edito dalla BookSprint Edizioni e disponibile sia in versione cartacea che digitale.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Parma e tuttora vivo a Viarolo, un piccolo paesino nei pressi del fiume Taro. Sono cresciuto a contatto con la campagna e infatti non riuscirei mai a vivere in città.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Uno con profondi riferimenti alla società che abbia ben chiaro i messaggi che vuole trasmettere con personaggi che migliorano man mano che si va avanti nella lettura. Un libro con riferimenti alla società. Un libro con trame avvincenti. Il genere non ha importanza dipende dai gusti, argomento nel quale io sono molto vario. Consiglio un libro che sappia aprire gli occhi e che sappia dare fiducia al lettore e che quest’ultimo riesca ad immedesimarsi nel protagonista.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È un momento di introspezione, non mi richiede particolare impegno, lascio liberi i miei pensieri come se stessi parlando a me stesso, poi successivamente rileggo quello che ho scritto e correggo quelle frasi che nell'impulso di scrivere presentano imperfezioni o magari espressioni dialettali. L'emozione la provo nel rileggere concetti che nell'immediato mi erano sfuggiti o che avevo interpretato in modo impreciso.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Non essendo un romanzo, tutto quello che è presente in questo libro fa parte della mia vita reale. Sono pensieri, considerazioni, sentimenti ed emozioni che fanno parte di me. Naturalmente sono concetti che sono maturati in me nel corso della mia vita e quindi l'unica difficoltà è stata quella di metterli in ordine e cercare di spiegarli nel modo più comprensibile. Tutto ciò che ho espresso sono il riassunto dei miei sentimenti reali.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È stato quasi l'espressione di un bilancio di vita. Mi è balenata alla mente una frase di Dante nella Divina Commedia e su quella ho elaborato un ragionamento che man mano che si sviluppava mi ha portato a considerazioni che nemmeno pensavo di poter esprimere correttamente. Alla fine mi sono reso conto che avevo scritto quello che veramente volevo dire.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Praticamente il tiolo l'ho scritto prima del libro. Tutto è partito da un racconto di Edgar Lee Masters tratto dall'Antologia di Spoon River (praticamente il blasfemo) al quale si sono abbinate alcune terzine di Dante tratte dalla Divina Commedia. A questo punto il gioco è stato fatto ed il blasfemo che ha dato il titolo al libro sono diventato io.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Questa è la domanda più facile. Naturalmente porterei la Divina Commedia di Dante. Questo capolavoro contiene il sapere umano almeno fino al medioevo e previsioni scientifiche che vanno oltre al suo tempo. Naturalmente dovrei portare tutti i trattati di filosofia, storia, mitologia, matematica, scienza, biologia, ecc, ecc. citati da Dante e pubblicati fino al 1300. Non potrei fermarmi però alla Divina Commedia ma avrei moltissimi altri testi che vorrei portare, ma l'elenco sarebbe troppo lungo e rischierebbe di essere incompleto.
6. E-book o cartaceo?
Qui non ho dubbi: cartaceo, naturalmente. Il fascino che si prova a sfogliare le pagine di un libro non ha eguali. Addirittura il profumo delle pagine di un testo ha qualcosa di inebriante. Fra e-book e cartaceo non c'è competizione.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non è la carriera di scrittore che mi ha mosso a scrivere alcuni libri. È stato un voler catalogare alcuni miei pensieri, più che altro perché non andassero persi prima che l'inevitabile progredire del tempo li facesse evaporare nell'oblio. In questo modo potrò sempre andare a rileggere quello che in un dato periodo della mia vita mi passava per la mente.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea come ho detto è venuta per caso. È stata quasi una sfida con me stesso. Mia figlia mi ha sempre sollecitato a scrivere, le avevo raccontato di come, quando frequentavo la scuola, il professore spesso mi chiamasse alla cattedra a leggere i miei componimenti. Le faceva ridere il fatto che io mi vergognassi a quelle dimostrazioni, ma questo forse è stato lo stimolo a mettere per iscritto i miei pensieri. Questa curiosità di mia figlia forse è stato l'aneddoto che mi ha dato lo spunto per scrivere questo libro.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un'emozione che non credevo di poter provare, comunque è stata una soddisfazione, spero di non aver peccato di vanità o presunzione. Comunque devo ringraziare Vito Pacelli e tutto lo staff della Book sprint che mi ha dato questa opportunità. La professionalità che ho incontrato mi ha facilitato ed incoraggiato nella decisione. È stato facile affidarmi e fidarmi della BookSprint.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Sicuramente mia figlia. Lei è stata lo stimolo a scrivere quest’Opera (e non solo questa) e sono soddisfatto che sia stata la prima a leggerlo. Come per Dante l'ultima parola delle tre cantiche della Divina Commedia è "stelle" nel mio libro l'ultima parola è "figlia".
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
In questo universo mediatico sarà sicuramente inevitabile che il futuro vada verso l'espansione del metodo audio-visivo della lettura, ma a me piace ancora pensare di poter vedere seduto sulla panchina di un parco un giovane che sfoglia le pagine di un libro. Magari il mio.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato e risiedo a Frosinone, secondo di cinque figli, mio padre, deceduto a Giugno 2016, era calabrese, io sarei dovuto nascere in Calabria, ma causa lavoro, i miei si sono trasferiti a Frosinone. Mia madre, tuttora vivente, era al settimo mese di gravidanza, quindi io di ciociaro (la Ciociaria è una regione storica del Lazio, vedi lo schiaffo al papa Gregorio VII°, questo ad Anagni, la prigione e uccisione di papa Celestino V° a Fumone, il vino D.O.C. Cesanese del Piglio) non ho assolutamente nulla. Non è stata una mia decisione diventare uno scrittore, scrivo poesie dall'età di otto anni, quasi tutte andate perse, tranne una, che conservavo gelosamente, anche perché era la prima in assoluto, ed era una preghiera. Sono stato emigrante in Germania, avevo sedici anni, li ho scritto molte poesie, tutte conservate in un quaderno, per cui si sono salvate dal tempo e dalle pulizie che periodicamente si fanno... Il vedere stampato il proprio lavoro è stato comunque un mio forte desiderio, ma credo che questo sia innato in chiunque scriva poesie o libri.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono cresciuto in Maremma terra precaria e meravigliosa. Avevo un hobby: a dieci anni scolpivo i personaggi del mio teatrino, li vestivo e li facevo recitare testi scritti da me. La mia passione è sempre stata la scultura ma, cosa abbastanza strana, prima di creare qualcosa scrivevo una poesia sull’immagine che avevo in mente. Queste due passioni, delle quali poi una è diventata la mia professione, hanno coabitato in me per tutta la vita. Ho studiato Economia e Commercio presso l’Università di Roma. Nel 1956 mi sono sposato e mi sono trasferito a vivere a Caracas (Venezuela). Nel 1961 sono tornato in Italia, a Roma, dove ho fatto il commercialista, l’agente editoriale e lo scrittore per ragazzi fino al 1968 anno in cui ho iniziato la mia professione di scultore. Non c’è stato un momento in cui ho deciso di fare lo scrittore: ho sempre scritto e solo per me. C’è stato invece un momento in cui ho deciso di fare lo scultore professionista: il 1968, anno di grandi sconvolgimenti nel mondo. Prima però ho fatto vari mestieri ed ho scritto un libro per ragazzi “ l’uomo e…” che ancora oggi, a distanza di oltre 40 anni, viene venduto su internet a cifre assurde. E mentre faccio scultura continuo a scrivere favole e racconti perché per me scrivere e sempre stata un’esigenza.