1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è per me un gioco che mi gratifica e nello stesso tempo diverte. È ludico, specialmente quando riesco a far emergere dalle mie fantasie tocchi di leggerezza e scorrevolezza, pur rimanendo profondo.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Poco, se si eccettuano due dei sette racconti dove mi sono trovato marginalmente o meno a vivere le situazioni o ad ascoltarle. Il resto è tutto frutto della mia fantasia.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è una emozione continua. È il modo di sentirsi liberi di interpretare la realtà secondo i propri desideri e quasi di creare una realtà virtuale del tutto personale per potersi astrarre completamente da quella... reale. L'appagamento che determina il poter scrivere è immenso. Io scrivo per me stesso e non m'importa se c'è qualcuno interessato a leggermi. Quando scrivo qualcosa penso sempre alla dedica dei "Promessi Sposi" da parte del Manzoni: "a quella poca decina di lettori che avranno il coraggio di leggere questo romanzo". Creare un personaggio è un'emozione incredibile; infondergli connotazioni personali è uno sforzo che viene ripagato dalla gioia di vederlo vivere e muoversi tra le pagine del libro. Scrivere mi riempie di gioia!
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato in un paesino della Ciociaria, però dopo qualche mese i miei genitori si sono trasferiti a Roma dove vissi fino all'età di 19 anni per poi iniziare la carriera militare nella Polizia di Stato. Diciamo quindi che la mia crescita si è svolta, a causa del servizio che dovevo svolgere, in molte città italiane, tanto da considerarmi ormai cittadino dell'Italia intera. Oggi vivo a Cassino e da pensionato mi dedico principalmente alla lettura di testi storici e biografici.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere significa dare sfogo alla fantasia, non avere limiti né temporali né spaziali, è libertà allo stato puro. Per me è stato ed è soprattutto una sfida con me stesso. In vari momenti della mia vita ho iniziato a scrivere, soprattutto racconti, ma per i miei troppi impegni, con conseguente mancanza di tempo, non sono mai riuscito a portare a termine le mie opere. Liberatomi della schiavitù del lavoro e dopo molte sollecitazioni da parte di mia moglie sono finalmente riuscito a completare un romanzo. La più grande emozione è stata entrare a tal punto nei personaggi da me inventati da vederli diventare vivi, reali, come se li avessi conosciuti veramente.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è una passione, un modo per staccarmi da questo mondo, per rifugiarmi in un mondo tutto mio, ma senza finzione, io racconto cose reali, storie vere, vissute da me, a volte direttamente, a volte indirettamente. L'emozione più grande che provo quando descrivo, racconto, è riuscire a trovare le parole, per trasmettere il messaggio ai lettori, in modo semplice, diretto, in modo che si capisca di cosa sto parlando.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi definisco un soldato dei nostri giorni. Un combattente vissuto in periferia. Quella di Napoli... Quarto di otto figli di una coppia separata. La scuola è stata la mia salvezza. Sì, la scuola, l'amata scuola che, attraverso professori 'umani', ha saputo indirizzarmi sui binari tortuosi della vita... Ho detto tutto, ma non ho detto niente, visto che poi, grazie a Dio, sono diventato infermiere. Nella corsia dell'ospedale ho messo in pratica l'inclinazione naturale che Dio mi ha dato: forza d'animo, soprattutto. La sera del terremoto del 1980 ho capito di che pasta sono fatto... Oggi sono un infermiere di unità coronarica e, grazie sempre alla mano del Signore, ho' tirato' dalla fossa molte anime. Mi fermo qui. Sì, mi fermo perché ho scritto un romanzo su questo argomento.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono a Milano, cresciuto in un magnifico paesino brianzolo in mezzo al verde e dove in nome del paese Verderio vuol dire rio verde. Cresciuto in una fattoria, in mezzo a tante piante da frutta, di fiori e tanti animali da cortile e allevamento. Ai miei tempi i figli di contadini come me, erano considerati un po' speciali, infatti ero coccolato da genitori e parenti, la famiglia era composta da 14 persone, cerano nonni, zii, cugini e si viveva molto bene. Sin da piccolo mi piaceva costruire i giocattoli con i coetanei per poi elaborarli, si giocava sempre di gruppo. Poi è arrivato il tempo della scuola materna, all'ora si chiamava asilo, le elementari le medie e studi professionali. Si alternava lo studio col lavorare la terra e si imparavano molte cose specialmente tenere buoni rapporti con tutti. Poi il lavoro in una ditta artigiana del ferro battuto e li nasce la mia storia, lavorare il ferro caldo e plasmarlo come tu lo vuoi nelle forme che ti passano per la testa, così imparai a scrivere come forgiare il ferro, passioni che non ho mai lasciato.
Il popolo di internet ha decretato come vincitore del concorso “Vota il tuo libro preferito”, Lara Panvini. Il suo libro, grazie ai 2511 voti ha trionfato ed è pronto ad approdare alla trentesima edizione del Salone Internazionale del libro di Torino.
Il romanzo racconta una storia legata al mondo della droga e alla malavita che circola intorno ad essa e che spesso miete le sua vittime tra i giovani; descrive il dramma di una famiglia che è vittima di un giro losco e che da sola dovrà affrontare questa difficile situzione.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Un grande avvenimento al mio animo, è una gioia frugare nell'anima degli altri.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il cinquanta percento, sono i frammenti della mia vita.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Quest'opera per me è molto importante per concludere il ciclo culturale dell'autore, della mia vita.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è mettere in ordine i pensieri, è seguire il rigore logico che si perde nella passione delle idee, è fissare e chiarire i concetti, è liberarsi delle emozioni.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Tutto, completamente e onestamente.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Esprimere la sorpresa per una malpratice dura a morire nonostante le evidenze scientifiche, lo sconforto per la perdita del significato di questa professione diventata ormai un mestiere invece che una missione e infine, perché no? Il divertimento del mio quotidiano fatto nella maggior parte dei casi, per fortuna, di bambini sani e di ansie incontrollabili.