1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto? Sono nato nell'ormai lontano 1947 in un piccolo paese della pianura bergamasca e lì sono cresciuto fino al giorno in cui decisi di entrare nel seminario diocesano di Bergamo. La religione, quand'ero piccolo, era il perno su cui ruotava la vita della comunità ed essendo chierichetto, subii l'influsso delle cerimonie fastose di alcune ricorrenze della liturgia cattolica al punto tale da decidere di diventare il conduttore di quelle imponenti scenografie, il prete. Nel piccolo borgo natio, la vita era semplice. La maggior parte dei residenti era dedita all'agricoltura ed una minoranza di padri di famiglia lavorava nelle acciaierie della Dalmine o della Falk. Uno zio barbiere e sarto ed i suoi fratelli erano cacciatori e mi piacque un sacco il loro invito ad accompagnarli nel piccolo capanno dal quale sparavano agli uccelli. Era una vita semplice. Non c'era molto di tutto e questo aiutò la mia generazione ad inventarsi i giochi, le favole e a sviluppare una fantasia creativa che ancora oggi ritrovo nei pochi compagni di scuola di quei tempi, ormai quasi tutti passati a miglior vita.