Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene?
Sono nato a Neviano degli Arduini, un piccolo paese collinare dell'appennino parmense, confinante con il territorio reggiano, ora noto come Terre di Canossa, dove visse la famosa contessa Matilde, zona di castelli e pievi, e di parmiggiano-reggiano e prosciutto di Parma. Mi sono diplomato al Liceo Classico Statale G.D. Romagnosi di Parma e Laureato in Medicina e Chirurgia con successiva specializzazione in Chirurgia Generale all’Università degli Studi di Parma., nel 1997. Vivo e lavoro all’Ospedale S. Anna di Castelnovo ne’ Monti (RE), comune dell'appennino reggiano, ai piedi della Pietra di Bismantova, singolare formazione rocciosa, nota meta turistica, citata nel quarto Canto della Divina Commedia di Dante che il poeta visitò nel 1306 traendone ispirazione per la descrizione del Monte del Purgatorio. Ho iniziato la mia professione come chirurgo generale nel nosocomio montano, attualmente vi svolgo l'attività di endoscopista nella S.O.C. di Endoscopia Digestiva dell'Ausl di Reggio Emilia con incarichi anche negli ospedali reggiani di Montecchio Emilia e Scandiano.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono molisana, nata a Campobasso in una fredda notte d'inverno. Sono cresciuta per così dire all'ombra del castello Monforte, il castello che sovrasta la parte più antica, medioevale della mia città. Riconosco in me il temperamento della mia gente, umile e fiera.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Certamente un libro che invita all'introspezione. In una società preoccupata solo dalle apparenze credo sia indispensabile proporre un percorso di interiorizzazione, uno strumento di decodificazioni delle proprie emozioni, un aiuto nella crescita psichica e spirituale. Agli adolescenti spesso consiglio i libri di Valerio Albisetti.
Cosa unisce sei ragazzi, che hanno deciso di partecipare ad una seduta di psicoterapia, alla ricerca di un punto in comune? Cosa ci fanno alla corte di Andrea, studiosa della mente umana? Prova a spiegarcelo Marilina Piscolla, l'autrice di "Il denominatore comune – Vite sconvolte da intossicazione di mercurio". L'opera, un romanzo psicologico edito dalla BookSprint Edizioni, la giovane casa editrice di Vito Pacelli, e disponibile nel classico formato della brossure cartacea, è di grande attualità perché prova a spiegare le cause delle crisi di ansia, fenomeno oggi sempre più attuale e conosciuto.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Secondo me, scrivere, è una forma di espressione che richiede un po’ di coraggio. Inventare delle storie, raccontare di sé, potrebbe sembrare naturale, tutti abbiamo qualcosa da dire, ma, davanti a un "foglio bianco" capita spesso di bloccarsi. Si può trasformare la vita reale in scrittura attraverso l'elaborazione delle emozioni, delle situazioni, delle persone... oppure, "passare" attraverso una visione distaccata della realtà e narrare di sé stessi. Io appartengo alla prima categoria.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È poter trasmettere la proprie idee e la esperienze realizzate durante la propria vita. L’emozione è legata alla possibilità di essere compreso e accettato.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In effetti i contenuti del testo riportano tutta l’attività di ricerca che ho potuto realizzare solo negli ultimi anni della mia attività di ricercatore, che mi hanno portato a sperimentare nuove tecnologie biofisiche di diagnostica e terapia, che come sarà evidente, appartengono alla medicina quantistica, ancora non accettata dalla gran parte del mondo accademico, facente parte delle medicine non convenzionali.
Dall'esperienza e dagli studi di Edilio Giannazzo e Giuseppina Di Prima arriva in libreria un manuale di fisica e medicina dal titolo "Dalla medicina quantistica al dna quantico – Dalla sperimentazione all'ipotesi". Il libro, edito dalla BookSprint Edizioni, la giovane casa editrice di Vito Pacelli, è disponibile nel classico formato della brossure cartacea. L'opera affronta con semplicità un argomento complesso e apparentemente arduo da comprendere ai più, ma proprio la bravura degli autori la rende affascinante e facilmente comprensibile.
Il passare degli anni non sempre cancella i traumi e le sofferenze subite. Jeffrey Durkhil, un giovane cuoco americano, sa bene quanto gli eventi passati possano incidere sul suo comportamento e sul suo stato di salute ed il libro “Il giocattolo dei ricordi” ne racconta bene il suo percorso evolutivo. Il romanzo, nato dalla penna del giovane autore Alessandro Casamatti, è edito dalla BookSprint Edizioni (disponibile anche nella versione e-book).
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vengo da un paese in provincia di Parma che si chiama Viarolo, sulle sponde del fiume Taro. Attualmente frequento il liceo San Vitale indirizzo Economico e pratico lo sport di pallanuoto. Ho deciso di cominciare a scrivere perché fin da bambino adoravo leggere libri di qualsiasi genere e poi con l'inizio delle scuole superiori, questa mia passione è esplosa grazie ai libri che mi facevano leggere per le vacanze e durante l'anno. Ho cominciato a scrivere proprio per poter sorprendere le persone con le trame delle storie che saprò intrecciare e poi anche per eguagliare i miei grandi idoli letterari. Il primo libro l'ho cominciato a Maggio di quest'anno e ci ho dedicato tutta l'estate alternando scrittura e studio.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vengo da Foce Varano, piccolo paesino marittimo garganico dove sono cresciuto e vivo attualmente dopo varie esperienze professionali che mi hanno portato a vivere anche altrove, in particolare in Lombardia. Attualmente mi occupo di energie alternative. Personalmente non ho mai deciso di diventare scrittore, ma ho sempre scritto, sin da bambino: ricordo benissimo l'austerità di quei momenti dove riciclavo la carta della pasta che si vendeva sfusa e la utilizzavo per scrivere i miei primi versi. Da allora non ho più smesso di scrivere, ho imparato da me stesso, da quello che sentivo e vedevo, traducendo in versi la lettura di questo mondo fatto di emozioni e non. La mia, dunque, non è stata una decisione, bensì una vocazione, se così si può definire, la penna mi chiama e la mano va da sé.