1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Cremona il 25/12/44, dove mi sono diplomato all'Istituto Tecnico Industriale nel 1965. Laureato in Scienze Politiche a Torino nel 1985, discutendo la tesi-inchiesta: "Pubblico e privato nella condizione lavorativa". Dal 01/01/66 dipendente Olivetti, prima ad Ivrea, poi a Crema, dove ho svolte diverse attività, le più significative nell'ambito della formazione e della qualità dei processi. Ho lasciato nel 1985 questa azienda per svolgere attività di consulenza in quest'ultimo settore ed in particolare nella Certificazione aziendale. Attualmente in pensione, abito vicino ad Ivrea, da solo. Il desiderio di scrivere mi è venuto in questi ultimi anni, inizialmente per raccontare la mia vita, le mie esperienze, poi per esprimere le mie idee, sperando di contribuire, nel mio piccolo, a modificare l'attuale società, nell'ottica di una visione utopica che da sempre mi accompagna.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Alice Mechelli, ho 17 anni ed abito a Nepi (provincia di Viterbo). Frequento il liceo linguistico. Amo la musica, i viaggi, gli animali, l'arte, la poesia, la danza ed ovviamente la lettura. Quando non sono impegnata con la scuola passo le mie giornate a leggere oppure nella mia scuola di ballo, dove frequento il corso di balli latinoamericani e caraibici. Ho deciso di diventare una scrittrice l'anno scorso. Ho un rapporto particolare con i libri e credevo che fare un lavoro in cui potevo starci costantemente a contatto sarebbe stato magnifico. La mia passione per la lettura è iniziata quando avevo un anno e mezzo: non sapevo ancora leggere, ma passavo le mie giornate sfogliando sul divano i libri di favole per bambini.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è innanzitutto imbarcarsi su una navicella, prendere la via dell'anima, atterrare ed iniziare l'esplorazione... è fantastico, c'è sempre qualcosa da scoprire, è un'esplorazione che dura tutta la vita ed è sempre una sorpresa.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
TUTTO, assolutamente TUTTO. Questo libro è nato, ha preso forma all'arrivo della navicella nella "base dell'anima", ed è l'esprimersi in parole di ciò che vivo nelle profondità del mio io.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
È stata un’incredibile sorpresa, nulla presagiva niente, ma la navicella era riuscita ad atterrare nell'anima e allora ne sono rimasto molto sorpreso, al punto che ho iniziato a scrivere come se la penna fosse la mia anima, molto spontaneamente e molto in profondità.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è un modo per evadere dalla realtà e creare un mondo dove io possa stare bene incondizionatamente. La scrittura è qualcosa mia, personale, che nessuno può portarmi via, capace di farmi stare bene e tranquillizzarmi anche quando le cose non vanno nei migliori dei modi. È un modo per trovare pace con me stessa e lavorare molto sui miei sentimenti e trasformarli, tramite i miei personaggi, in qualcosa che anche altre persone possono condividere e magari anche apprezzare.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è la mia droga. Non bevo alcoolici, non fumo, non assumo sostanze dopanti, non bestemmio. Scrivere è la mia droga e nella graduatoria delle emozioni che suscita in me, occupa il secondo posto, dopo gli affetti familiari.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Questo libro racconta la storia della mia famiglia e delle famiglie contadine che popolavano la Valle dello Scerfio, un piccolo comprensorio agricolo del Valdarno superiore, in provincia di Arezzo. Il mio libro è il romanzo che traduce i gesti in parole, fedele alla realtà vera.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È il momento di poter trasmettere alle genti, ai popoli il significato del senso della vita, non di sola materia, ma soprattutto di spirito, così come visto da me che scrivo, dopo aver acquisito un consistente bagaglio di esperienza e di riflessione. L'emozione che si prova, è quella di aver trasmesso alle genti la realtà del pensiero con coraggio e intelligenza, e mai un semplice pensiero, verbale ed illusorio, inconsistente e caduco.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Non tanto della mia vita reale, tranne qualche riferimento per meglio rappresentare il mio pensiero nella trasmissione ai popoli, alle genti, di quella nuova novella di Dottrina Spirituale Universale, di fede in quella Entità Spirituale, che è Dio Spirito Supremo.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nata e cresciuta in Sardegna, una terra lambita dal mare e solcata dal vento, che ancora sa mostrarsi, in non pochi suoi tratti, selvaggia e magnifica.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Non ho dubbi: "Un sacchetto di biglie", di Joseph Joffo! È un romanzo di formazione, una meravigliosa avventura nei cupi meandri della Seconda Guerra Mondiale, vissuta da due fratelli.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?
Non vedo vincitori e vinti, se si tratta sempre di creatività e cultura.
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Fu senz'altro un colpo di fulmine a tre quattro anni, quando chiesi a mia madre di insegnarmi a leggere. Dovetti essere molto colpita da quegli strani, magici segni sulla carta. La scrittura come esercizio seguì di poco. Forse più ponderatamente, in seguito ad un'esperienza dolorosa, composi la prima poesia a nove anni.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
"L'ispirazione mi arriva dall'alto, ma, qualche volta, durante un temporale". Ho iniziato a scrivere “poesie” intorno ai 18 anni. Avevo un quaderno a fogli arancioni che non trovo più, di conseguenza la maggior parte degli scritti dell’epoca sono andati persi, fatta eccezione per quelle poche che ricordo a memoria. La parola poesie l’ho scritta volutamente fra virgolette in quanto non le ritengo tali nel senso letterario della parola, non sono padrone della tecnica di scrittura, della metrica e tantomeno delle rime e ancor meno mi ritengo un poeta. Sinceramente, non mi interessa nemmeno di esserlo. Quello che mi interessa è il riuscire a comunicare stati d’animo, emozioni, illusioni, delusioni in modo semplice e diretto, portando o cercando di portare il lettore ad immedesimarsi in quelle. Si dice comunemente che le persone si sono allontanate dalla poesia, ma non è vero, è piuttosto vero il contrario, cioè che il poeta si è allontanato dalle persone. Lo stesso vale nell’ambito della politica. Non esistono più poeti del calibro di Leopardi che con poche semplici parole ti facevano scivolare nel loro mondo e viverne gli istanti, viverne le emozioni e in esse ritrovar se stessi.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è quell'insieme di parole che unite diventano vero e proprio sentimento, quell'unione di lettere che trasmette la forza delle tue sensazioni. A volte mi basta un colpo di palpebre, per essere catapultata in un mondo fatto di memorie, fotografie, pagine ingiallite, silenzi e battiti. Un mondo in cui i sospiri vengono ascoltati, con estrema attenzione. Un mondo in cui anche il passo più delicato e silenzioso fa rumore, e racconta storie. Un mondo per poche anime.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Credo che quando si scrive, si pensa sempre a qualcuno, a una determinata emozione, a qualcosa che è rimasta incastrata tra gli occhi, le parole e le sensazioni; perché al suo interno c'è sempre una parte di viaggio personale.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Potrei dire di essere nato nel momento stesso in cui ho iniziato a riflettere sulla vita, ma questa è solamente la seconda nascita. Di fatto sono nato a Patti nel mese di Dicembre del lontano 1989. La mia infanzia è stata caratterizzata da una particolare serenità, vissuta in un luogo incantevole come il promontorio del Tindari. Con i primi malesseri ed entusiasmi ho iniziato a sentire la necessità di mettere su carta i miei pensieri; la notti insonni, così, sono diventate più tollerabili. Frequentavo il terzo anno di liceo scientifico quando la filosofia mi venne in aiuto, mettendo ordine nei miei pensieri "invasati" dal cruccio della libertà. Del resto, non mi ritengo uno scrittore, ma semplicemente lo scrutatore dei miei stessi pensieri, tuttavia ho iniziato a notare che i miei scritti piacciono, nonostante l'amarezza che li contraddistingue; adesso scrivere è un modo di esorcizzare la tristezza.