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BookSprint Edizioni Blog

Mercoledì, 20 Dicembre 2017 12:32

Intervista all'autore - Merita Tavernelli

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore? Mi chiamo Merita Tavernelli sono nata il 13/07/92 a Erseké, un piccolo paese al sud del Albania. All'età di 8 anni sono stata adottata, da genitori italiani, quando mi trovavo in orfanotrofio a Valona. Ho iniziato a scrivere nel momento più buio della mia vita, ed è stato anche per esprimere il mio stato d'animo che mi ha condizionato il passato, e sta condizionando anche il mio presente . 2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura? Il momento dedicato alla scrittura è la sera. Mi piace molto scrivere la sera perché mi aiuta a riflettere nel mio silenzio e esprimere sensazioni che io vivo. 3. Il suo autore contemporaneo preferito? Il mio autore contemporaneo preferito è Pablo Neruda e Alda Merini perché mi ispirano.
Martedì, 19 Dicembre 2017 17:14

Intervista all'autore - Roberto La Motta

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova? Per me scrivere è vita, liberazione, vivo per la mia penna e per le mie cartacce. Credo di parlare anche a nome dell'altro autore, Fiorenzo Foti, quando dico che scrivere ci può salvare da quella maledetta noia che prende in questa vita: nel seguire certezze e conferme non tue. 2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro? Il libro è interamente ispirato alle nostre vite. Sia il capitolo "Nero Pece" di Fiorenzo Foti, e sia il mio capitolo "Il Faro non è uno scoglio" sono l'esempio lampante di cosa può succedere nella vita reale, nuda e cruda. Grazie a queste vie, al coraggio e alla scrittura si combattono cose pesanti come quelle che abbiamo voluto descrivere.
Martedì, 19 Dicembre 2017 15:18

Intervista all'autore - Giuseppe Filandia

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova? Come missionario sono una persona "pratica". Non mi è mai venuto in testa di scrivere per esibizionismo intellettuale o per soddisfare le esigente stilistiche dei lettori. Mi sono trovato in un isola, i cui abitanti parlavano una lingua senza grammatica, senza antologia e con un ridotto vocabolario. La necessità mi ha spinto a preparare un piccolo sussidiario in lingua inglesa, solo per aiutare chi dopo di me avrebbe lavorato in mezzo a quel popolo. Ancora per necessità ho preparato un Catechismo con le più importanti preghiere e nozioni sulla Religione Cattolica e un libretto di canti, sempre nella lingua locale. Se devo parlare di emozione, certamente è una bella soddisfazione scrivere per aiutare qualcuno a compiere meglio la propria missione, e per aiutare un popolo nel conoscere e conservare meglio la sua identità e cultura 2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro? Il titolo del libro parla chiaro. Sono le "Chroniche " un po’ sbarazzine e con una certa dose di umorismo, di parte della mia vita passata nel profondo della foresta Amazzonica e tra un popolo di primitivi in un´isola dell´OceanoPacifico. "Chroniche" scritte a tempo perso, ma che dopo ho visto come potevano scuotere la coscienza di qualcuno, specialmente tra i giovani, a fare lo stesso, perché, in fondo, fare del bene ed aiutare gli altri non ci vogliono cime di chissà quale intelligenza. Il Signore si accontenta anche di "cime di cavoli" se uno vive con passione la propria vita.
Martedì, 19 Dicembre 2017 15:03

Intervista all'autore - Vito Flavio Covella

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova? La Scrittura è un mezzo per fissare in modo stabile il flusso di pensieri che attraversano la nostra mente, permettendo di dare forma e sostanza anche alle Emozioni più profonde. 2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro? Abbastanza, dal momento che oriento ogni mia singola decisione ed azione in relazione a quella che si rivela essere la scelta che mi permette di raggiungere l'obiettivo nel minor tempo possibile, minimizzando eventuali sprechi ed inutili lungaggini. 3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera. La stesura di questo Libro per me significa molto: riuscire a vedere realizzato in concreto un lavoro di mesi e mesi di ricerca ed approfondimenti, nonché la possibilità di condividere con gli altri la mia opera rendendola fisicamente consultabile.
Martedì, 19 Dicembre 2017 14:25

Intervista all'autore - M. Cristina Lugaro

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto? In una magnifica città, forse unica, bella, solare e spesso infelice, Palermo. 2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente? Pinocchio e non solo agli adolescenti. Trovo che c' è tutto quello che servirebbe a chiunque per crescere e progredire.
Martedì, 19 Dicembre 2017 13:22

L'inverno di Gunter

Narratore, saggista, critico letterario, poeta e paroliere di musica popolare, Juan Manuel Marcos è il più noto scrittore paraguaiano contemporaneo che presenta, per la prima volta in italiano, il suo “L’inverno di Gunter”, storia dalla forte impronta cinematografica e caratterizzata da uno stile unico.   Per cercare di salvare sua nipote dalla tortura e dalla morte, un alto burocrate di Washington intraprenderà un vero e proprio viaggio nell’inferno delle dittature sudamericane. Ma in un contesto tutt’altro che facile, non mancheranno intrecci amorosi, passioni, idealismo giovanile e appassionanti intrighi polizieschi. Tra rimandi al passato, continui flashback e citazioni estranee alla narrazione, quindi, sin dalla prima pagina la lettura catturerà sempre di più l’attenzione, conducendo verso un finale del tutto inaspettato e suggestivo  
Martedì, 19 Dicembre 2017 13:13

Intervista all'autore - Juan Manuel Marcos

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore? Provengo da una famiglia della classe media di Asunción. Mio padre era un ingegnere, professore di matematica ed impresario spagnolo di Madrid, che ha combattuto nell’esercito repubblicano contro Franco. Mia madre, la più giovane di quattordici figli, era una maestra di scuola, come quasi tutte le sue sorelle. La sua famiglia era profondamente radicata nel Paraguay già dall’epoca coloniale. 2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura? Il mio lavoro come rettore universitario da ventisei anni mi lascia pochissimo tempo per scrivere. Comunque, approfitto di qualunque momento libero del giorno per farlo. Il mio grande sogno è finire il mio secondo romanzo.
Martedì, 19 Dicembre 2017 10:33

Gocce di Cognac

Un adolescente, una vita apparentemente perfetta, la droga e l’ossessione. Edito dalla BookSprint Edizioni e disponibile nella doppia versione cartaceo e-book, “Gocce di Cognac”, l’appassionante romanzo di Daniele Vana, ha tutte le carte in regola per conquistare fin da subito il grande pubblico con una storia che lascerà con il fiato sospeso fino alla fine. Un adolescente romano come tanti, chierichetto nella chiesa di quartiere e orgoglio della famiglia, un viso d’angelo ma con un vero e proprio inferno dentro di sé.
Martedì, 19 Dicembre 2017 10:24

Intervista all'autore - Daniele Vana

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore? Sono nato a Roma, il mio primo viaggio importante l'ho fatto all'età di 18 anni, poi non mi sono più fermato. Ho deciso di scrivere un libro per non dimenticare la mia vita precedente. 2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura? Per circa 3 anni, ogni momento della giornata era dedicato totalmente alla scrittura. 3. Il suo autore contemporaneo preferito? Anton Quintana e Paulo Coelho.
Lunedì, 18 Dicembre 2017 14:51

Intervista all'autore - Sergio Morana

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova? Non sono uno scrittore, semmai un musicista. La musica è il mezzo d'espressione che mi è di gran lunga più congeniale, quindi più che di un'emozione parlerei di una tensione verso la ricerca di un linguaggio il più possibile semplice, lineare e comprensibile. Si tratta di tematiche talvolta complesse, di carattere tecnico, legate a esperienze professionali del tutto reali, ma nel contempo fortemente legate alle necessità quotidiane di giovani e adulti. Sento la necessità di comunicare esperienze dirette fuggendo gli inutili paludamenti che spesso appesantiscono i testi accademici, quel gergo che nell'ambiente scolastico chiamiamo "didattichese". Un travestimento che rappresenta quanto di più lontano e scoraggiante per chi voglia accostarsi a nuovi indirizzi nel campo dell'insegnamento, nel mio caso della musica. 2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro? Molto, tutto. Il libro prende spunto da esperienze e riflessioni personali, elaborate basandomi sull'esperienza di tanti anni passati in cattedra a scontrarmi quotidianamente con i problemi pratici che la realizzazione di un progetto didattico musicale presenta. Insegnare non significa, come forse qualcuno potrebbe credere, percorrere una strada segnata e immutabile ma, al contrario, confrontarsi ogni giorno ed ogni ora con la realtà che ti circonda e spesso improvvisare sul tema, senza timore di tradire qualcuno o qualcosa. Credo che la peggior forma di autoannientamento, per un insegnante, sia pensare: "Si è sempre fatto così". Pochi lo dicono ma molti lo fanno, magari inconsciamente o per pigrizia. Io cerco di fornire un piccolo contributo per aiutare a superare l'atteggiamento statico caratteristico di molti colleghi.

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