1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è ciò che mi rappresenta, ciò che rappresenta ognuno di noi. Ogni momento in cui raccontavo una vicenda del libro, mi immedesimavo a tal punto da dimenticarmi cosa ci fosse attorno a me. Mentre scrivevo emozioni come la paura, lo sconforto, la rabbia, il dolore e l'amore, ci mettevo completamente me stesso tanto da sentirle direttamente. Provavo ciò che scrivevo, ero chi veniva raccontato, guardavo ciò che essi vedevano. Scrivere non è solo dar vita a un pensiero o a un concetto, è dare voce alla parte più profonda di se stessi.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto di ciò che è raccontato, come paesaggi, luoghi ed emozioni, fanno o hanno fatto parte del mio quotidiano. Luoghi di lavoro, persone che conosco, alberi che ogni giorno vediamo sui bordi delle strade... ogni cosa che vedo, la trasformo in qualcosa da mostrare.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Una conquista. Un obbiettivo e un sogno ponderati fin da bambino, che si stanno lentamente avvicinando verso la realizzazione.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Per quanto io non creda alla casualità, posso dire che è stato, più che un caso, un errore. Nato da un semplice gioco di parole con un amico, ha sfiorato la mia mente insediandosi in essa, dalla quale ha man mano preso forma, identificando ciò che avrei voluto esprimere nel mio testo. Non è stata troppo difficile, ma in egual misura neanche troppo facile.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Più che un libro sceglierei due intere collane realizzate da due grandi scrittori: John Ronald Reuel Tolkien, e Dan Brown. Reputo loro due come il mio Yin e Yang del mio animo. Nel primo, nei suoi libri, ho modo di immedesimare tutto me stesso diventando parte integrante di ciò che sto leggendo, dal quale è nata la mia profonda passione verso il genere Fantasy. L'altro invece, tratta di temi reali, per quanto romanzati, dietro tematiche religiose e cospirazionali, cercando di unire scienza e chiesa, con una morale velata tra le righe.
6. Ebook o cartaceo?
Per quanto la tecnologia e le sue scoperte ci stiano avvicinando ad una nuova era, reputo che il libro cartaceo non debba mai mancare tra i miei scaffali. L'emozione che si prova nell'aprire, sfogliare e soprattutto annusare quelle pagine gialle e vissute di un testo, non potrà mai essere paragonata alla freddezza di un file scaricato all'interno di un tablet, per quanto possa essere comodo e funzionale.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Fin da piccolo nutrivo questa speranza, che un giorno anche io avrei apposto la mia opera tra quelle di grandi autori prima di me. Circa cinque anni fa avevo iniziato a scrivere qualcosa, ma li reputavo dei semplici racconti scritti per noia. Due anni fa però, ho deciso di impegnarmi a fondo e di portare a termine ciò che prima erano solo dei brevi e semplici testi, trasformandoli in quello che ora è il mio libro.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Durante un noioso giorno di lavoro di cinque anni fa, iniziai a scrivere su un file di testo, un piccolo racconto per passare il tempo. Il giorno successivo, quando riaccesi il computer, continuai a scrivere e portare avanti quella piccola storia che sapevo sarebbe stata inutile poiché priva di significato. Persi quel file e così quella storia.
Un giorno di circa due anni fa, io e un mio caro amico decidemmo di vederci come nostro solito. Parlavamo del più e del meno, finché la nostra conversazione non passò a un videogioco Fantasy. Non riuscivamo a ricordarci il nome di un personaggio protagonista e così iniziammo a lanciare nomi a caso per scherzare, finché non dissi “Nabradia”. In quell'esatto momento, nella mia mente si era accesa un'idea, che si ricollegò subito a quel testo che tre anni prima avevo perduto e mai più scritto. Grazie a quel nome, dentro di me stava man mano crescendo l'ispirazione per creare qualcosa. La sera stessa, iniziai a buttare giù ciò che la mia mente ricordava di quel vecchio racconto. Ogni giorno scrivevo qualcosa di diverso, creando così un vero e proprio mondo. Dissi esplicitamente “Anch'io voglio creare un universo Fantasy. Anch'io voglio il mio libro sugli scaffali”.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
É un'emozione piuttosto appagante per quanto mi riguarda, mi dà anche molta orgogliosità e speranza. La speranza di poter fare qualcosa di più che un semplice libro da scaffale, qualcosa che dia al lettore, una nuova esperienza e visione del fantasy.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mia madre, colei che mi ha passato questa grande passione verso i libri. Da piccolo la vedevo leggere, concentrata a tal punto che a volte neanche mi sentiva mentre la chiamavo. Una volta scritti i primi capitoli, le chiesi di leggerli poiché sapevo che solo lei poteva darmi un commento giusto e imparziale su quanto stavo scrivendo e mi disse: “Va avanti, sei un grande”.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per quanto leggere sia una delle pratiche più belle che l'uomo abbia a disposizione, credo sia un'ottima iniziativa per chi è impossibilitato a farlo. Se accompagnate magari da un buon doppiatore o doppiatrice, direi che anche l'ascolto di un libro possa essere una grande esperienza emotiva.