È estremamente interessante notare l'intensità degli sguardi delle persone intorno dopo aver pronunciato questa frase, l'infinita tenerezza del loro pensare: "Non è un vero lavoro". Eppure per chi sente di avere qualcosa da dire, un mondo da raccontare, il contatto della penna sul foglio resta ancora il modo migliore per esprimersi e la volontà di condividere il proprio sentire con gli altri tiene in piedi il sogno di diventare scrittore.
La cosa più difficile di tutto il percorso per diventare novelli Hemingway con una "macchina da scrivere" ultramoderna dai loghi fruttiferi non è la parte del "Come scrivere un libro", piuttosto la parte che riguarda lo "Stampare un libro". Oggi le maggiori case editrici italiane non sembrano più andare a caccia di nuovi talenti come in passato e preferiscono puntare sul sicuro, su nomi già ampiamente conosciuti. Inoltre, nell'era di Internet, del web 3.0, dei social network, dei libri online, per improvvisarsi scrittori sembra basti avere un blog personale, uno spazio dai caratteri limitati e limitanti. Una speranza però sembra esserci: per chi riesce a trasformare le emozioni in parole, per chi nel famoso cassetto ha sogni-manoscritti, per chi alla fatidica domanda ha sempre risposto "Scrivere un libro" sono oggi più che mai attive le Case editrici per esordienti che credono nella forza della scrittura creativa e nei giovani talenti.
Dunque, cari amici sognatori, non è ancora tempo di chiudere le aspirazioni e i fogli in soffitta, continuate a scrivere sognare, perché, come diceva Richard Bach: "Uno scrittore professionista è un dilettante che non ha mollato".