1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore? Nato e vissuto a Brescia, ma con il cuore al Sud. La nonna materna era di Marina di Camerota, un bellissimo paese della costa cilentana, ed io, da quando aveva un anno di età fino a ventitré anni, età in cui ho iniziato a lavorare, trascorrevo là i tre mesi estivi. I miei parenti, i miei amici, i luoghi, mi sono rimasti nel cuore e li ho descritti in tre dei miei sette libri. Studi classici, laurea in Giurisprudenza, bancario, e ora felice pensionato. Felicemente sposato, due figli maschi: il primo, 31 anni, sposato; il secondo, 26 anni, prossimo alla laurea e, speriamo, ad una vita autonoma. Non mi considero uno scrittore, nel senso professionale della parola, ma una persona che sente in sé l'urgenza del narrare, di raccontare emozioni, vite, passioni, sogni, speranze. Perché il racconto è ciò che resta di una vita e una vita esiste solo se viene raccontata. Le biblioteche, anche quelle scientifiche, altro non sono che un'infinita raccolta di racconti: un trattato di fisica e un'opera di poesia sono entrambi racconti e parlano di noi, anche se sono stati scritti centinaia di anni prima.