1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto? Nacqui a Buccino, Salerno, il 28 marzo 1930. Trascorsi la prima infanzia normalmente, senza penuria economica, grazie all’attività dell’impresa di fuochi artificiali di mio nonno materno. Crescendo, invece, la mia vita venne dilaniata da un binomio clerico-fascista e dal credere-non credere, che limitò la mia infanzia, costretta in un contesto retto da legami sociali tanto imbecilli quanto cinici. Poi arrivò come una tempesta a ciel sereno la guerra del 1940-1945, che ci gettò nel panico, colpendo e squartando ogni entusiasmo dell’infanzia. Arrivai così ai quindici anni di vita, in una miscuglio di credenze non terrene e non umane, in una società deviante, incanalata in un bordello padronale di baroni e baronesse, dove si dissipavano, si sperperavano, tanto i valori morali e sociali quanto i patrimoni materiali e culturali. La vita stagnava così in un’arroganza trascendentale dettata da un clerico-fascismo, che ci accompagnava come una maledizione.