Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore? Ho 66 anni, nato il 2 febbraio 1955. Sposato, ho due figlie e due nipoti, un ragazzo di 15 anni ed una bambina di 3. Ho vinto il concorso e per trenta anni a Palermo ho lavorato come dirigente alla Regione. Mi sono occupato di fondi europei e, all’inizio, di imprenditoria giovanile. Dal 2018 in pensione, sono tornato stabilmente nel mio paese d’origine, Troina, cittadina nel cuore della Sicilia. Ho pubblicato il mio primo libro a 19 anni, nel 1974. Scrivere fa parte di me, probabilmente è la mia privilegiata modalità espressiva, comunicativa. Questo è il mio libro numero 13. Fondamentalmente sono un cronista. Ho collaborato nel tempo inizialmente come redattore locale con quotidiani e periodici siciliani e sono iscritto all’Ordine dei giornalisti nell’elenco dei pubblicisti dal 1987. Adesso collaboro dal 2018 con il “Centro Studi Pio La Torre” di Palermo. Mi occupo in prevalenza, anche se non esclusivamente, di politica internazionale, armamenti, disarmo. Sono tornato al mio primo amore. Infatti sono laureato in Scienze politiche, indirizzo internazionale. Ho sempre molto pudore a definirmi scrittore, anche dopo aver pubblicato finora tredici libri. Più che altro sono un saggista, un raccontatore, uno storico, un biografo. Tuttavia mi rendo conto, a posteriori, che in tante delle centinaia di pagine scritte, in qualche modo, pur non essendo un romanziere, finisco per essere uno scrittore. Per restare a questo libro, nel terzo saggio ossia nell’ultimo, dichiaro di aver volutamente adottato un approccio da scrittore. Per prendermi una maggiore libertà di giudizio. O, almeno, ho tentato questo approccio.