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BookSprint Edizioni Blog

14 Nov
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Voci del tempo che fu

Ripercorrere la storia di Roma attraverso il racconto delle feste e delle cerimonie ludiche più importanti della città eterna. È quello che ha provato a fare Antonella Giangrande, l’autrice istrionica di “Voci del tempo che fu”, il libro pubblicato dalla BookSprint Edizioni che riscopre le antiche usanze di un popolo allegro e sempre pronto ad esibirsi in pomposi festeggiamenti.

Disponibile anche in versione ebook, l’opera della Giangrande descrive, specialmente attraverso i testi di grandi autori del passato come Goethe, con grande precisione e abilità i momenti salienti delle principali festività romane, praticamente concentrate nel mese di ottobre. Ecco perché queste manifestazioni prendevano il nome di ottobrate e si svolgevano principalmente nel centro, tra Piazza del Popolo e Via del Corso. In quei giorni l’atmosfera era imperniata da luci, colori, grida e schiamazzi che avevano ognuno dei significati particolari e precisi, così come le maschere utilizzate nelle varie occasioni e i travestimenti. Tutto il popolo partecipava alle ottobrate radunandosi nei luoghi principali degli eventi. Oltre al centro, questi erano Testaccio, le radure al di là di ponte Milvio, Monte Mario e porta San Giovanni. Zone perfette anche perché nel mese di ottobre c’era la vendemmia e in questi spazi la regina incontrastata era la vigna con la sua uva.

94 pagine in cui sono praticamente ricordate e rappresentate con precisione infinitesimale di dettaglio queste “riunioni cittadine” dal forte fascino soprattutto per i visitatori che si ritrovavano così sommersi da un’aria di gioia e folklore uniche al mondo. Ma anche pagine intrise di storie e racconti popolari in cui vengono spiegate le voci che girano intorno a statue e monumenti “parlanti” importanti e forse troppo spesso dimenticati della capitale.

Roma è la città delle statue parlanti perché, oltre Pasquino, ci sono altri cinque “marmi” con le caratteristiche del “satiro di Parione”: l’eroe incontrastato era Pasquino, ma la satira politica interessò anche le altre statue! Le voci popolari romane sono state: di Pasquino, di Marforio, di Madama Lucrezia, del Babbuino, del Facchino e, in ultimo, la voce dell’Abate Luigi.

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