«... I petali anziani, …. a dondolare, consegnati al vento tumultuoso dei pomeriggi d’autunno... »
Con l'audacia tipica dell'età giovanile, Fausto concretizza in forma poetica il suo sguardo della realtà. La sua sperimentazione approda in una scrittura del sentimento dove esplode la potenza immaginativa. In bilico tra figurazioni verbali, aderenti alla realtà, e testi pregni di astrattismo, l'autore esprime – senza interferenze – la purezza del proprio pensiero. Il fascino di questo libro è racchiuso nel senso di libertà con cui il giovanissimo autore affronta la sua poetica, e non di meno nell'originalità degli accostamenti. I pensieri fluttuano in immagini ora profonde ora enigmatiche che trasfigurano lo sguardo in una realtà alternativa. L'autore, pur muovendo da un realismo di fondo, più o meno personale ed esistenziale, lo contestualizza talvolta in una dimensione irreale, riflesso del tormento e del fastidio esistenziale sul mondo. I personaggi che si susseguono in questo fluire poetico si muovono ora da protagonisti, ora, ignari del loro ruolo, come pretesto di indagine e osservazione.
La poesia di Fausto Corvino è ricordo, è passione, è desiderio, è sogno, è analisi, è una lama sottile che penetra nella carne e compenetra lo stare al mondo. «... Mi manchi, soffio leggero che soffia tra le stelle senza notte, incrocio di attimi schiumosi che si mordono senza tregua.» La competenza con cui Fausto Corvino proietta la propria dimensione emotiva-intellettiva nell'elaborato letterario porta facilmente a credere che questo sia l'inizio di un percorso di crescita di un intenso progetto creativo.