L’infarto che colpisce Mario Giovanni Galleano, scambiato in un primo momento per un indigestione, costringe l’autore in ospedale per poco più di due settimane. In questi quindici giorni, quattro dei quali trascorsi in terapia intensiva e senza poter fare praticamente nulla, incontra un mondo per lui sconosciuto fino a quel momento. Si tratta di un’epifania per l’autore che vede districarsi ordinati e veloci, cure, infermieri e medici, ne comprende il ruolo, l’importanza, diventa conscio, al contempo, di quanto eterea possa essere la sua vita: ricorda di essere mortale, di essere un attimo sulla terra. Tutto questo lo comprende attraverso molteplici e variegate osservazioni della vita dell’ospedale e di tutto ciò che attorno a lui accade. Allora, per non dimenticare, segna tutto alla meglio su di un cellullare. Poche enigmatiche frasi, che poi riporta nel libro corredate però, da un ulteriore spiegazione, da un approfondimento posteriore e ponderato.
Mario Giovanni Galleano nasce a Caramagna Piemonte (Cuneo) nel 1953. Da oltre quarant’anni lavora in una fabbrica di laminati plastici ed è prossimo alla pensione. Si occupa attivamente di volontariato e vive nella casa della sua famiglia con i fratelli Pietro e Alfredo. Viene da una famiglia affettuosa e calorosa che ha sempre aperto le porte di casa ad amici e amiche. Ha varie passioni: la scrittura, la musica, il disegno e la cucina, specialmente quella caratteristica piemontese.
“Il dono del cuore” si divide in tre parti. La prima riguarda il periodo di quindici giorni in ospedale. La seconda parla della convalescenza: delle difficoltà, delle ansie, delle paure. L’ultima è un insieme di varie di riflessioni di natura più “alta”, universale. L’autore dedica questo libro a chi l’ha salvato e guarito e lo dona “a chi lo vorrà leggere come fosse un diario di chi ha capito al volo che l’opportunità avuta in questa occasione, è forse unica e ciò che ho provato io, potrebbe ritornare utile a chi ha provato le mie stesse emozioni, paure e si è domandato le stesse cose che mi sono domandato io. Non ho nessuna pretesa se non di dare conforto a chi si trova ora nella mia situazione che ha avuto inizio il 10 di luglio alle 4 di mattina e che ancora non ha avuto una risposta definitiva.”