2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Parliamo di "42.7 quarantaduepuntosette", questo libro racchiude di me i 42 anni e 7 mesi di lavoro; in ogni pagina ho descritto le mie emozioni e le mie sensazioni che ho provato, giorno dopo giorno, nel lavorare. Non credo di essere diventato un maestro in tutto questo tempo, semplicemente vorrei raccomandare a chi si avvicina a questo mondo, che ci sono delle regole che occorre rispettare, accettare e seguire con fedeltà; questo vale sia i Datori di Lavoro che i Prestatori di Opera.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest'opera ha rappresentato per me richiamarmi alla mente sia il tempo dedicato al lavoro che il tempo dedicato al riposo. Sembra strano ma parlare di lavoro, perché funzioni bene e non cadiamo in nessun tipo di eccesso, occorre parlare e rispettare il tempo da dedicare al riposo. Per un motivo semplice, il Lavoro lo eseguiamo lontani da casa, il riposo lo viviamo con la famiglia sia a casa che in un luogo distante da casa, sia in montagna che al mare. per cui per tenere salde le redini della famiglia occorre lavorare bene per poterla mantenere e poi riposarsi il necessario per non perdersi di vista.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo "42.7 quarantaduepuntosette" è venuta spontanea dovendo rappresentare i 42 anni e 7 mesi di lavoro. Prima ancora di scrivere il contenuto, già ero convinto che quello dovesse essere il titolo giusto che potesse richiamare direttamente quelli che dovevano essere i miei pensieri. Mi accade normalmente, quando scrivo sia un libro che un articolo o solo una poesia, parto sempre dal titolo perché per me è il faro che guida tutto il mio cammino fino alla conclusione dell'opera.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Non credo di sapere quale libro porterei con me dovendo trascorrere una parte della mia vita su un'isola deserta. Semplicemente porterei il manuale che meglio di tutti mi potrebbe insegnarmi come sopravvivere in quell'ambiente che non conosco, e certamente porterei lo scrittore o la scrittrice di quel manuale, che meglio di tutti è riuscito ad uscire da quella situazione così particolare, restando sempre lucido fino all'ultimo istante.
6. E-book o cartaceo?
Personalmente, credo siano due mondi diversi che si riferiscono a due tipi diversi di lettori. L'e-book, lo destinerei ai giovani o a chi ha saputo immedesimarsi nel mondo dell'elettronica e sa usare per sé la più alta tecnologia. Il cartaceo lo destinerei a chi desidera fortemente sentire in mano il peso del libro, il profumo della carta e sentire lo scorrere delle pagine, ci si può mettere come segnalibro la foto della fidanzata e appoggiarlo sul comodino di notte e leggerlo ogni tanto, quando il sonno tarda a venire e poi... perché non ha bisogno di ricaricare le batterie.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non credo di avere mai desiderato di intraprendere la carriera dello scrittore: 1° perché il lavoro l'ho sempre avuto; 2° perché scrivo solo ciò che mi fa sentire bene scrivere e farlo per mestiere, per salvare la propria carriera, non credo sia sempre possibile perché si scrivere solo ciò che fa piacere e fa sentire bene chi scrive; 3° perché scrivere è uno scambio continuo tra presente, passato e futuro con chi si conosce bene e con chi invece non sa chi sei, infatti scrivo sempre pensando a questo, per non deludere e per non illudere nessuno.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Posso narrare il motivo che mi ha messo sulla strada giusta. L'8 giungo 2015, ho fatto in fabbrica la festa del commiato da tutti i miei amici e colleghi di lavoro. Al termine della festa come succede sempre, mi hanno richiesto il discorso. Allora, ho detto solo poche cose ma poi, a casa, questa domanda ha continuato a frullarmi per la testa e così ho iniziato a scrivere e mentre scrivevo mi raccontavo tante cose ed è venuto fuori il libro.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una bella emozione ed una sensazione unica perché, seppure con il computer non ci sia la stessa emozione del veder le pagine scritte a macchina salire e vedere aumentare sempre di più il volume dello scritto, anche quando si inizia a capire che le pagine salgono a cento, poi a duecento, e poi trecento, si comprende che qualcosa di grande sta nascendo, e l'emozione allo steso modo sale fino a far venire il capogiro.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Come sempre accade, per i miei scritti, ho degli amici e delle amiche a cui mando i miei file a controllare. Chiedo loro di leggere attentamente di farmi conoscere i loro pareri su ciò che hanno letto. La cosa in sé sembra poco efficiente, invece per me è molto importante, perché posso conoscere da ciascuno di loro, le impressioni e le emozioni e posso capire, fin dall'inizio, l'impatto che i miei scritti possono creare su chi li legge. è molto importante questo passaggio per me, perché capisco, dai loro resoconti, molte cose di loro e di me stesso.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Io ho sempre creduto, che questa frontiera dovrebbe essere abbattuta e l’audiolibro dovrebbe essere portata al livello del libro scritto, perché potrebbe permettere di ascoltarlo a chiunque lo possa ritenere importante, non solamente a chi ha impedimenti nel leggere a causa della vista debole o assente, ma anche per chi dovendo viaggiare per un lungo tratto durante la giornata, per non perdersi in ascolti di genere vario, può dedicarsi all'ascolto di letture che lo farebbero crescere professionalmente e umanamente.