La grande abilità di uno scrittore come Pirandello e di chiunque sia stato riconosciuto capace di scrivere un libro umoristico è quella di mantenere la sottile differenza col comico, di non sconfinare nella satira e nella parodia. Altri capolavori caratteristici del genere ironico sono i romanzi scritti da Giovannino Guareschi, il cui protagonista è il parroco Don Camillo in lotta continua con il sindaco Peppone e Il Giornalino di Gian Burrasca, celeberrima raccolta di avventure di Vamba (pseudonimo di Luigi Bertelli).
A livello internazionale c’è da menzionare Sir Pelham Grenville Wodehouse, maestro di lingua e stile inglese. La categoria generale del Romanzo Umoristico si è specializzata negli anni in diversi sottogeneri, grazie anche al lavoro delle diverse case editrici pronte sempre a differenziare la loro produzione e ad introdurre sul mercato dei libri-novità. Abbiamo quindi l’umorismo demenziale, in cui l’oggetto della comicità è l’autore stesso che sbaglia volontariamente a costruire il racconto presentando contesti e personaggi improbabili, come Achille Campanile o l’umorismo surreale, in cui prevale la logica del nonsense, l’esagerazione della realtà e la presenza di notevoli appositi errori ortografici.
Di notevole importanza è poi il filone dell’umorismo nero, genere sempre più presente negli ultimi libri usciti. In questo caso, l’ironia viene usata nel raccontare argomenti tabù, come la morte, la guerra, la violenza, la religione per catturare l’attenzione del lettore e portarlo alla riflessione su temi molto delicati.
Scrittori come Mark Twain, Thomas Pynchon e George Bernard Shaw si sono distinti fra gli altri per l’utilizzo di questa forma narrativa: il gioco del dualismo, la risata che sottolinea e aumenta il dramma, il Dio bifronte di cui parla Pirandello, la dissacrante ironia che smorza anche la realtà più dura per evidenziarne le imperfezioni e le incoerenze, l’arma dell’umorismo per coinvolgere chi legge, per colpire con eleganza situazioni e personaggi scomodi, per dipingere col sorriso ciò che non ha colore.