Nel 2008, il sito Ladante.it lanciò un sondaggio al popolo degli internauti per sapere quale fosse il poeta italiano più amato dai suoi compatrioti (compresi quelli ancora in vita). Sorprendentemente, la ricerca metteva al primo posto il romantico Giacomo Leopardi. Seguivano Dante, Montale, Ungaretti e Pascoli. Più indietro altri mostri sacri della nostra letteratura, come Foscolo, Pirandello, Manzoni, Petrarca e Quasimodo.
Questa ricerca era rivolta, però, seppur agli utenti di internet (che spesso sono giovani ragazzi e ragazze), a un target molto ampio e poco delimitato, che non coincideva sicuramente con la massa di ragazzi che si apprestavano a superare l’agognato esame di maturità. In età adulta è, infatti, più facile apprezzare il pensiero del poeta di Recanati, ma di certo affrontarlo in seduta d’esame non deve essere altrettanto piacevole.
Così ci siamo domandati se i giovani maturandi avrebbero preferito analizzare una bella poesia di Pascoli o una cantica di Carducci, che ai più risultano tra gli autori più semplici e comprensibili. O se, invece, avrebbero discorso più facilmente, agli orali, su di un’ode del Manzoni o sull’ermetismo di Ungaretti.
Non c’è dubbio che in ognuno dei capolavori degli autori citati ci sia qualcosa di assolutamente magnifico ed unico, tanto che in molti erano indecisi sui nomi da fare. Ma un autore che viene ben visto trasversalmente da tutti coloro che si affacciano al mondo del lavoro è sicuramente quello di Pirandello. I temi delle maschere, dell’inconoscibilità dell’io assoluto, il contrasto tra l’illusione e la realtà sono al primo posto tra il favore dei giovani studenti, che preferiscono di gran lunga il siciliano al più “pesante” Svevo, che per alcuni è anche un po’ noioso.
Al secondo posto c’è Ungaretti. Il compositore e scrittore italiano, ma nato in terra egizia, segue di poco Pirandello grazie al suo modo di essere… conciso. Quale studente non conosce i versi di “Mattina” Mi illumino d’immenso? Parole dietro le quali si cela tutto un mondo e un modo di essere unico, ma che sicuramente è più semplice da ricordare rispetto al “5 maggio” di Manzoni.
A ruota la verve poetica di Eugenio Montale, di cui piace molto (oltre le indubbie doti letterarie) il fatto di essere stato un grande poeta pur essendosi diplomato in ragioneria.
Non apprezzati appieno i vari Carducci, Pascoli, Foscolo, Manzoni, Quasimodo, Saba, Petrarca che pure non sembrano poi così complessi come gli autori precedentemente citati e che, comunque, non sono inseriti dagli studenti nella lista nera dei poeti che proprio non dovrebbero comparire in seduta d’esame.
Lista nera nella quale finiscono invece il geniale Dante Alighieri, il pessimista Leopardi, il già citato Italo Svevo e Gabriele D’Annunzio.
Ma se per Leopardi il motivo è la pesantezza del pensiero, che in tema d’esame va assolutamente evitata (meglio non essere pessimisti davanti ai professori), per Dante è la complessità nel ricordare tutti i passi della “Divina Commedia” e soprattutto del suo “Paradiso”, che non sempre viene studiato con la stessa attenzione che viene data all’“Inferno”. E perché non è, invece, amato il pescarese D’Annunzio? Per qualcuno, il suo manierismo è laccato e irritante. Meglio evitarlo, dunque.