1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Provengo da studi classici e da una laurea in giurisprudenza. Per trentacinque anni sono stato funzionario e dirigente del servizio sanitario nazionale. Dal 1996 sono andato in pensione ed ho avviato la professione di avvocato (nelle Usl ero capo di un ufficio legale). Ho amministrato ospedali e case di riposo e quello è stato il mio solo impegno politico (1975-1985). Ho sempre letto e studiato molto. Da me particolarmente amati sono oltre i libri classici, i testi scientifici ( l'ultimo è Carlo Rovelli: “La realtà non è come ci appare”) e poi Joyce, Kafka, Suskind, Marquez ( “Cent'anni di solitudine”),Gogol, Bulgakov, Ernesto Balducci, Buzzati. In generale leggo un po' di tutto. Ho una biblioteca di circa 3.000,00 libri.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Roma ma era un'altra città rispetto ad oggi. Inizialmente vivevo in periferia. La periferia romana era piena di prati dove bande di bambini giocavano senza problemi e venivano richiamati per il pranzo o quando faceva buio dalle mamme, che gridavano il nome del proprio figlio. A otto anni fui messo in collegio al S. Maria in Aquiro, a piazza Capranica, zona Pantheon e quindi al centro di Roma. Li si giocava a Piazza Navona e si potevano conoscere personaggi straordinari che si sedevano fuori dell'uscio di casa a giocare a carte o a parlare con altri anziani. Tra questi c'era il grande poeta Ungaretti che io infastidivo ogni giorno, spinto dal mio maestro Colajanni che mi esortava a parlare con lui. Grandi personaggi di un'epoca passata.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Io vivo a Mantova, in realtà non ha mai deciso di diventare scrittrice perché non mi interessa come ruolo. Da sempre ho concentrato la mia vita sulla musica e sugli studi legati a questa, la scrittura è venuta dopo, è un modo per ampliare quello che in musica non riesco a dare o fare. Di fatto non mi reputo scrittrice, musicista o studentessa, sono solo una persona che fa quello che le piace fare o almeno ci prova.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Mi chiamo Agnese Arcarese, ho sedici anni, sono nata ad Agrigento, in Sicilia. I primi tre anni di vita ho vissuto in una campagna vicino al villaggio Mosè. Passavo le giornate con i miei nonni materni e mia zia dato che praticamente abitavamo insieme. Successivamente mi sono trasferita con i miei genitori a San Cataldo in provincia di Caltanissetta. Lì ho iniziato l'asilo e continuato tutte le scuole fino ad oggi che frequento il terzo anno del liceo Artistico F. Juvara nel settore architettura. Ho passato la mia infanzia a giocare fuori con i bambini dei vicini, con mia nonna paterna e a uscire con mio nonno paterno Attualmente vivo con i miei genitori e la mia gattina Lilly, ma appena possibile, vado a Favara, dove adesso vivono i miei nonni materni e mia zia.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nata il 21/04/1962 a Nichelino (TO) dove ho frequentato le scuole, mi sono poi trasferita per un breve periodo a Piobesi Tse e con mio marito ho gestito un'attività commerciale per 10 anni a Carignano (TO). Ora vivo a Barge in provincia di Cuneo, un paesino carino vicino alle montagne.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Quando scrivo riesco ad esprimere me stesso e provo un grande senso di libertà! Quando scrivo non penso a niente, piuttosto ascolto! Se pensi scrivi con la testa, se invece ascolti scrivi con il cuore e chi legge lo percepisce. Chi ha letto il mio libro mi ha dato come feedback proprio questo, si è sentito toccare il cuore. L'obiettivo era questo: scuotere in qualche modo le coscienze delle persone! Cosa che ritengo bellissima lo rileggono più volte, questo significa che oltre le parole il libro sprigiona anche tanta energia positiva!
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Come si può evincere dal titolo del mio saggio, sono nato a Francavilla Sicilia (Me).Sono entrato in giovane età alla Sicilcassa di Palermo presso cui ho lavorato per tanti anni, dieci dei quali trascorsi come direttore in diverse agenzie della Sicilia. Sono sposato da oltre trenta anni con Franca e abbiamo una splendida figlia di nome Liana. Quando mi sono ritirato dal lavoro, ho potuto finalmente dedicarmi alla mia grande passione per i libri, specialmente quelli di storia. La decisione di fare lo scrittore non è stata mia, ma credo che da "lassù" qualcuno a cui ho voluto bene mi abbia ispirato. Ed io ci ho provato!
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è come respirare, come lasciar spazio alla libertà di essere. È come imprimere, attraverso la fantasiosa creatività, l'innocente verità di noi stessi, delle persone e delle cose che ci circondano. Le emozioni che scaturiscono dai momenti di totale affidamento alla scrittura, si esprimono, anche se non integralmente, attraverso un appagamento interiore che si manifesta esternamente come accettazione ed equilibrio di un mondo che si vorrebbe veder ruotare attorno ai pensieri e alle azioni che contano. Scrivere comporta sempre la capacità e il desiderio di distendere ogni conflitto che mi si presenta dentro: per affrontare, comprendere, svelare e, finalmente raggiungere la mia “quiete dopo la tempesta”.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere, in generale, per me significa innanzitutto fare una sorta di autoterapia in quanto mi fa stare bene e, questo, è molto importante. Che poi allo scrivere per me stesso si possa aggiungere in qualche modo anche lo scrivere per gli altri, per agire con la parola nel mondo, è non affatto cosa secondaria ma segna di fatto un secondo livello di necessità. Quando mi cimento nella scrittura faccio i conti con me stesso, mi muovo nel labirinto della mia anima alla ricerca di una "verità-per-me".
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato e vissuto nel Salento, eccetto la parentesi universitaria a Bologna. Non essendo mai stato nella polvere né sull’altare, temo che il mio percorso esistenziale non solletichi nessuno. Sono intollerante ma discretamente allenato alla pazienza, riflessivo e lento a muovermi, cambio raramente opinione (il che, si sa, è tipico degli imbecilli, ma voglio illudermi di essere l’eccezione), detesto ciò che è artificiale, mi sforzo di mettere un freno alle emozioni negative: la paura, la noia, la vergogna, la gelosia, il disgusto. Il risultato non è sempre lusinghiero. Il capriccio di scrivere qualcosa l’ho perseguito in brevissimi spazi di tempo distribuiti in due o tre lustri.