L’amore nella sua forma primordiale, la scoperta adolescenziale di un nuovo sentimento e la delusione per un’occasione perduta, sono i temi al centro del romanzo di Maria D’Alessandro “Fiori nel deserto” edito dalla casa editrice BookSprint Edizioni sia nel classico formato in brossura che nella più moderna e tecnologica veste digitale dell'ebook.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Milano. Con i miei genitori, in tenera età, mi sono trasferito a Paderno Dugnano. Là, mio padre dirigeva una industria. Quando mi sono spostato mi sono trasferito a Monza. Scrittore sono diventato per caso. Un lungo sogno è stato l'ispiratore del mio primo romanzo. Ora lo scrivere, è parte integrante della mia vita
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Ho 78 anni e sono in pensione. Fra i vari hobby, ho aggiunto quello piacevolissimo di scrivere. Quindi ogni momento è buono, però prediligo la notte, per me è ispiratrice, mi assento, entro in un altro mondo.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato e cresciuto in Trentino, dove ho portato a termine gli studi e tuttora lavoro.
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Consiglierei di leggere "Il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach.
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ e-book?
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vengo da un sistema di pianeti che esisteva nella costellazione di Orione quattro miliardi di anni fa. Lo stesso sistema da cui deriva tutto ciò che è vivente in questo pianeta. Della mia vita non ho niente da dire, tranne il fatto di averla vissuta normalmente e che rispetto la gran parte dei miei simili, ho sempre saputo di essere immortale. Decidere di scrivere, deriva dall'intenzione, di riuscire nell'intento, di rivelare a tutti gli esseri senzienti esistenti su questo Pianeta, le verità che hanno dimenticato a causa delle loro identificazioni nella materia dell'universo fisico.
Nicola Macchi è l’autore della silloge poetica “Passato, presente e futuro”, una raccolta di versi per raccontare il suo mondo, pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni. disponibile sia nel classico formato della brossura cartacea che nel formato elettronico dell’ e-book.
Si tratta di una raccolta di poesie di vario argomento: amore, sogni, speranze, desideri, fallimenti, affetti.
1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nata nell'ospedale di Casarano e cresciuta a Matino in provincia di Lecce. Come tutti i miei consanguinei, sono molto legata al Salento: luogo ormai riconosciuto da molti come incantato perché ricco di meraviglie artistico-culturali e dalle forti radici storiche. Amo il mare. Quando posso ci vado anche da sola perché mi piace starmene sdraiata a guardarlo semplicemente oppure osservare la gente intorno a me. La mia famiglia non ha mai goduto di una sicurezza economica costante, ma mi ha insegnato a comprendere il valore del denaro grazie al "Dio Lavoro". Questo libro rivendica tutti i sacrifici che ho dovuto affrontare nel corso della mia vita per poter diventare chi sono oggi.
È quando si cresce che si smette di vedere il mondo con stupore. Non ci rendiamo conto di quanto meravigliarci delle cose che ci circondano possa essere salutare. Tramite dieci fiabe Antonella Scolozzi vuole rinnovare in noi lo meraviglia, farci rimanere a bocca aperta dinnanzi al mondo perché, come lei stessa precisa: “Questa raccolta di fiabe non è destianata solo ai bambini, ma anche agli adulti tornati bambini.” “Ma quali fiabe?” edito dalla casa editrice BookSprint Edizioni e disponibile anche nel formato elettronico dell’ e-book, rappresenta il libro d’esordio per la giovane autrice.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
È poter fare qualcosa da sola essendo collegata con tutto il mondo. Provo il piacere dell'artigiano: vedere nascere dal nulla una forma.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
"Un Paese in fuga" è un saggio ma parla indirettamente di me senza che io me ne accorga.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ho cercato di dare il mio contributo di impegno sociale contro il cinismo, il nichilismo, la confusione, soprattutto giovanili. La società è uno specchio infranto che è difficile rappresentare con esattezza. Un tempo si discuteva ora si fa propaganda forse perché sembra troppo difficile risolvere le contraddizioni sociali.
Un saggio sociologico scritto da una sociologa. Un punto di vista diverso, concreto, meno idealista, alla ricerca dei problemi che attanagliano la società italiana e mondiale. Questo è “Un paese in fuga e non solo”, il nuovo libro di Maria Grazia Gemelli pubblicato dalla BookSprint Edizioni e disponibile sia nel classico formato dalla brossura cartacea sia nel formato elettronico dell’e-book.
Il libro è un viaggio nelle incomprensioni della società. La crisi economica, la crisi dei valori, la corruzione, le relazioni Stato-Mafia, le amministrazioni incompetenti, sono solo alcuni degli argomenti trattati e analizzati attraverso l'osservazione dell’autrice e di opere di sociologi ed economisti che hanno fatto la storia del nostro pianeta.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nata in Sicilia a Catania. All'età di 5 anni la mia famiglia si è trasferita ad Ostuni (BR) in Puglia. Da allora, almeno una volta all'anno torno in quella che continuo a considerare la mia terra. La voglia di scrivere è qualcosa che mi ha sempre accompagnato. Prova ne sono le centinaia di lettere "confessioni" inviate ai miei amici in tutto il mondo.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Di solito preferisco scrivere o nel primissimo pomeriggio o nella tarda serata quando posso "restare sola" con i miei pensieri.
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Amo molto leggere Faletti, Brown e Patterson. Ma Camilleri è l’autore che preferisco anche perché poter leggere il mio dialetto e conoscere i luoghi descritti mi porta "concretamente" nella storia.