2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Il romanzo è un giallo fantascientifico, l’ambientazione ovviamente non può che essere molto diversa da quella che è la mia, e non solo la mia, vita reale. Dal punto di vista della creatività, invece, quest’opera è incarnata profondamente nella mia vita reale, perché la vita è creatività.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Farlo in poche parole è impossibile. Scrivere questo romanzo ha significato riuscire a coniugare la fantasia con la scienza. Fantascienza è una parola composta, e nessuno dei due significati deve essere mortificato. Io sono un divulgatore scientifico, e nelle mie opere cerco di osservare il massimo rigore scientifico. Fantascienza significa riuscire a coniugare questo rigore con la fantasia. Senza fantasia non si va da nessuna parte, nemmeno in ambito scientifico. “Catalisi cosmica”, inoltre, è un romanzo giallo. Ecco: per me scrivere questo romanzo ha significato tentare di comporre un mosaico in cui queste tre componenti – fantasia, scienza e thriller – si amalgamano e si completano a vicenda. E aggiungervi il piacere di narrare una trama avvincente.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta è stata molto semplice. In chimica la catalisi è quel fenomeno per cui la velocità di reazione viene accelerata dalla presenza di una particolare sostanza che non partecipa direttamente alla reazione e che non viene consumata o modificata chimicamente durante il processo. Beh, questo romanzo è un giallo, e non posso dire di più. Però questa metafora potrebbe essere una delle chiavi di lettura degli eventi narrati. Il termine “cosmica”, infine, si spiega da sé.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Potrei dire Isaac Asimov, ma sarebbe difficile rinunciare a Ken Follett e i suoi Pilastri della terra. Mi piacciono i romanzi storici, specialmente quelli ambientati in epoca medievale, ma soprattutto mi piace come scrive Follett.
6. E-book o cartaceo?
Devo gettare la maschera: non sono più molto giovane, e sono affezionato alla buona vecchia carta che fruscia ad ogni voltar di pagina. Però ho la mia bella biblioteca elettronica e la uso molto perché è dannatamente comoda. È un enorme vantaggio portarsi in tasca una biblioteca.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
La mia non è una carriera, e forse non sono neanche uno scrittore. Scrivere è uno degli aspetti della mia vita, uno dei più belli. Un modo di comunicare prima di tutto con me stesso, e poi con chi mi legge. Se tutto questo significa essere uno scrittore, allora sono uno scrittore.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
A volte nella vita le cose nascono, e non si sa bene perché. L’idea di questo romanzo è nata 25 anni fa, e anche il romanzo ha questa età. Magicamente la penna correva sul foglio, la stanza si allargava, la parete di fronte scompariva e si spalancava sull’immensità dell’universo. L'opera è rimasta nella muffa di un cassetto per tutto questo tempo prima di essere oggi rimaneggiato e proposto ad altri oltre che agli amici intimi che mi spingevano alla pubblicazione. L’ho inviato a qualche concorso internazionale, classificandomi secondo e terzo, prima di capire che la quasi totalità dei concorsi letterari per esordienti sono concorsi acchiappacitrulli. L’aneddoto è questo: ad un concorso per romanzi di fantascienza mi sono visto bocciare l’elaborato con la motivazione (scritta) che solo alla fine del romanzo si capisce l’intrigo e si ha la soluzione del thriller… No comment.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Eh sì: è una gran bella soddisfazione, ma la vera soddisfazione sarà (…eventualmente) se sarà apprezzato il romanzo. Pubblicare è da tutti, piacere è tutt’altra cosa. Io credo nella mia opera e ho una piccola presunzione: che possa piacere anche ad altri. Per ora, comunque, mi godo il momento.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Il mio collega Giancarlo, anche lui scrittore in erba. Soprattutto, un amico.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Personalmente preferisco il fruscio delle pagine alla voce, pur bella e professionale, di un audiolibro. È una cosa soggettiva, una questione di gusti. Reputo l’audiolibro più idoneo per la letteratura infantile.