In Italia la pubblica sicurezza, negli ultimi anni è stato oggetto si scandali che hanno danneggiano l’immagine delle Forze di Polizia nazionali e locali. Il saggio di Michele A. Scarati, “Elementi di etica conDIVISA”, si propone di sanare questa frattura allo scopo di migliore il funzionamento pubblico della nostra nazione. Il volume, 262 pagine totali, è pubblicato dalla BookSprint Edizioni ed è fruibile nella doppia veste del libro cartaceo e dell’e-book.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Confesso che le cose più importanti che ho scritto nella mia vita, oltre la tesi di laurea, sono stati verbali di arresto e informative di reato per la mia attività professionale di carabiniere (scherzo). Scrivere è certamente una forma d’arte, uno dei tanti modi creativi di esprimere se stessi e rappresentare e raccontare le proprie idee che, specie per chi scrive un saggio, possono anche non essere condivise o essere criticate.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Praticamente tutta la mia, quasi, trentacinquennale esperienza professionale di appartenente alle forze dell'ordine.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Mi chiamo Luigi Gasparin, ma per gli amici Carlo, sono nato a Torino il 18 Giugno 1959. Il mio rapporto con la scuola è stato un disastro, ho impiegato ben 8 anni a fare le elementari così i miei genitori decisero che era meglio mandarmi a lavorare, per cui la terza media l'ho presa andando al serale. Nel mondo del lavoro però mi sono preso la mia rivincita, sono riuscito lo stesso a occupare posti di prestigio grazie alla mia tenacia nell'impegnarmi. Però sono stato anche sfortunato perché a 52 anni la ditta dove lavoravo ha chiuso e sono diventato uno di quelli che è troppo vecchio per lavorare e troppo giovane per andare in pensione. La parte più bella della mia vita è stato l'amore visto che sono felicemente sposato da 32 anni e contando il fidanzamento sono 38 anni che io e mia moglie stiamo insieme. È da non crederci, lei è una professoressa con ben due lauree. E' proprio vero che gli opposti si attraggono. Mi sono messo a scrivere perché volevo capire se una persona con la terza media sarebbe riuscita a scrivere un romanzo.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vengo da un paese della Sardegna, attualmente vivo in città, ma solo da un anno a questa parte. Mi è sempre piaciuto scrivere, lo trovo un buon modo per esprimere ciò che provo, anche perché sono sempre stata molto riservata. Non riuscirei mai a definirmi "scrittrice", ho tutta la vita davanti e non so come sarà il mio futuro. Da circa 10 anni, scrivere un libro, è uno dei numerosi sogni nel cassetto che ho. Sapere che si sta realizzando è surreale. Ancora non ci credo.
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Quando sto male oppure ho qualcosa dentro che non riesco a capire, scrivo. Scrivere mi aiuta a capire ciò che provo, analizzare ciò che mi succede e valutare le possibili soluzioni. Non ho un tempo definito, scrivo "di pugno", quando ne sento il bisogno.
Giulia Tertulliani torna a raccontare una nuova appassionante storia, questa volta ambientata in America. “Il sogno del condor” è il suo nuovo libro pubblicato dalla casa editrice BookSprint disponibile nella consueta duplice veste del libro cartaceo e dell’e-book. L’autrice, laureata in storia del teatro, ha lavorato come insegnate nella scuola media. Ama i viaggi e la cultura mesoamericana ed infatti nel suo ultimo lavoro racconta una storia legata alle popolazioni selvagge e agli indiani d’America, considerati da lei stessa come i custodi della terra e della natura.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
La scrittura di un libro come "Il mio Cammino di Santiago" è per me il modo di riscoprire delle sensazioni e delle emozioni provate in prima persona o ascoltandole da compagni di viaggio e l'occasione di poterle mettere a disposizione di chi, nei momenti e nelle situazioni più disparate, vorrà venirne a conoscenza per curiosità o per documentarsi in maniera diversa su un viaggio che è nell'immaginario di molti e segna in maniera indelebile chi lo percorre.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Tutto ciò che racconto nel mio libro riporta fedelmente il "percorso" di quei giorni con le difficoltà, gli stati d'animo e le emozioni provate. Nulla è romanzato ma solo fedelmente riportato, al fine di permettere, sia al lettore esperto che a quello completamente "digiuno" di questo tipo di esperienze (siano esse di vero e proprio cammino o più semplicemente di Nordic Walking o di escursionismo domenicale) di poter fruire dei contenuti del libro in maniera diretta, senza inutili nozionismi o tecnicismi.
La serenità di una famiglia può essere turbata da un momento all’altro e un incidente può cambiare la vita per sempre. Giusy Matranga racconta nel suo libro, “Non sono più ciò che ero, ma resterò come sono diventata”, tutta la sofferenze dovuta alle conseguenze di un incidente stradale subito dal figlio. La sua testimonianza è pubblicata in un volume pubblicato dalla casa editrice BookSprint ed è fruibile nella duplice veste del libro cartaceo e dell’e-book.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Premetto che non sono una scrittrice, per me è stato veramente difficile scrivere questo libro ma soprattutto completarlo, ad un certo punto stavo mollando tutto, non avevo più nessuna emozione, soffrivo molto nel vedere mio figlio stanco per il suo recupero, ma un giorno la mia psicologa vedendomi molto demotivata mi disse "Giusy devi farlo per te, devi raccontare tutto il tuo dolore per poter fare un passo avanti, altrimenti rimarrai intrappolata nei ricordi di quella maledetta sera, e poi lo devi fare anche per Davide, vedrai che man mano che lui migliora, tu riuscirai ad andare avanti". Infatti la dottoressa aveva ragione, ho faticato a scrivere perché dovevo ricordare cose che il mio cervello voleva allontanare.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me ha un solo significato: Vivere! Quando mi ritrovo a raccontare una storia, nel mentre che le parole e le frasi si compongono prima nella mia mente e poi su quel foglio bianco (cartaceo o elettronico) che ho di fronte a me, io mi sento un tutt'uno con la Vita. Nell'atto di scrivere, tutte le emozioni e le gioie che rendono la Vita Magica, e che della Vita sono l'Essenza Unica e Vera, attraverso il mio corpo vengono impresse nei miei testi, divenendo, in questo modo, pronti per essere trasmessi al mondo e dal mondo al cuore di ogni persona. Con la speranza che esse vengono accolte con la stessa gioia con cui io ho accolto loro.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Anzitutto io non sono mai nato. Se è vero che nel nome c'è il destino di una persona, una etimologia corretta di Filadelfo (filos= amante; delfios= utero) lo conferma. Chi al posto di delfios mette delfos (= fratello), dimentica che la" i" è scomparsa per crasi, alterandone il significato. Cirros significa splendente. I cirri non c'entrano affatto, anzi portano in sostanza alla tortuosa conclusione che c'è qualcosa che possa occultare il sole. Io splendo di luce autonoma. Ho certamente un documento legale, che dice da dove vengo, ma è falso, ovvero è una finzione giuridica che mi consente di vivere in società. Questo mistero l'ho spiegato nel capitolo "Della faccia e del Panàpio" nel mio libro ESUMAZIONE. Io ereditai il documento da mio padre Atanasio Soglione, che nella vita sociale si faceva chiamare Filadelfo Cirrone, che ad un certo punto decise d'occultarsi, dopo avermi conferito la difficile missione di pubblicare il suo capolavoro, GLI ULTIMI PANàPI.