Verrina, di origini calabresi, è laureato in Giurisprudenza, Scienza politiche, Sociologia, Filosofia e Antropologia delle religioni ed è assistente di istituzioni di diritto pubblico presso l’Università degli Studi di Perugia. Magistrato dal 1965 al 2005 e autore di circa 40 monografie, in passato ha lavorato come giudice a Nuoro e a Spoleto, poi pretore di Città di Castello, prima di approdare alla Corte d’appello di Perugia in qualità di presidente. È stato lui, nel novembre del 2002, a leggere la sentenza di condanna a 24 anni di carcere per l’allora senatore a vita Giulio Andreotti per essere il mandante dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. In quella occasione venne minacciato di morte e, per questo, fu paragonato ai giudici Borsellino e Falcone. La sentenza contro Andreotti venne poi annullata l’anno seguente, e senza rinvio, dalla Corte di Cassazione.
Nelle 344 pagine di questo saggio, il magistrato analizza l’attuale situazione politica del nostro Paese, riconoscendo da un ventennio circa, ovvero dalla salita al potere di Berlusconi, una totale mancanza di condotte riconducibili ai principi democratici e liberali della Costituzione, ricordando che per la sua stesura e realizzazione molte persone sono morte. Oggi, infatti, secondo l’autore, ci troviamo davanti ad un “governo delle larghe intese” non democratico perché non eletto dal popolo.
Lino Gabriele Verrina non risparmia nessuno dell’attuale classe politica italiana: si passa dalla forte critica al berlusconismo ad una sinistra silenziosa e ad un Grillo anarchico, per finire allo stesso Presidente della Repubblica, definito arrendevole di fronte alle continue minacce e agli abusi della destra nei confronti della magistratura, nel tentativo di sopraffare (in totale contravvenzione rispetto agli articoli costituzionali) uno dei poteri dello Stato.
Attraverso un percorso lucido e illuminato, servendosi di molte fonti analizzate dall’autore stesso, Gabriele Lino Verrina pone il lettore di fronte ad una situazione di fatto ormai acriticamente accettata, nel tentativo di fomentare, per la salvezza dell’uomo e per un nuovo umanesimo etico, la già preconizzata rivoluzione copernicana tanto sperata da Pietro Calamandrei.