È nel grande condominio dell’umanità, contenitore di vite vissute tra squilibri emotivi e morali, che Marco Martinelli ambienta lo sviluppo comportamentale ed esistenziale dell’uomo moderno. Gli attori di ogni singolo episodio, come cellule di una fibra complessa, sono parte della struttura sociale e della storia umana in senso lato.
Ciascun protagonista si muove all’interno del proprio microspazio (l’abitacolo) e, seppure inconsapevolmente, spinge il lettore ad uno sguardo attento verso l’essenzialità altrui. È nella resa della nudità esistenziale dei personaggi che Marco Martinelli esplicita la sua fine ricerca psicologica e lui, appassionato e praticante dell’arte scultorea, si fa scultore dell’anima. Nel sapiente lavoro di sottrazione della materia, l’elemento emotivo subisce un lavoro di pulitura e lucidatura che – diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare – evita ai personaggi una statuaria rigidità. Le vicende che si susseguono nei singoli racconti illustrano, in toni che si alternano, le reazioni, le abitudini e le debolezze umane davanti alla varietà delle situazioni.
E così i personaggi appaiono tutti ben costruiti e la narrazione attrae.
A conferire carisma al testo si aggiungono le sequenze riflessive in cui Haminot, ossia la coscienza critica, emette e motiva il proprio giudizio sull’umano agire.
«Haminot, lo Spirito Indipendente che osserva i nostri atteggiamenti dal centro dell’extracubo Babylon, rileva una notevole disarmonia34 fra le tendenze innate degli umani terrestri ed i comportamenti razionali con cui essi credono di dominarle o indirizzarle.»
Come in un armonico gioco d’incastri, tali porzioni riflessive ben si combinano con le sequenze dinamiche della narrazione a cui l’uso di un registro sintattico di livello medio conferisce leggerezza; ma pur nella velocità di lettura il lettore è invogliato ad un’attività meditativa su ciò che è bene e ciò che è male.