Alessandra Napoleoni nasce a Sambuci nel 1937 e fin da piccola ha avuto un’immensa passione per tutto ciò che è arte: per il teatro, per la letteratura e, soprattutto, per la poesia. Quella per l’arte è una vera e propria missione, che la porta ad essere parte attiva del panorama culturale della sua terra. Nonostante questa predisposizione precoce per il percorso poetico non scrive da sempre. L’epifania artistica dell’autrice si è avuta solo in occasione del matrimonio della figlia. È questo il momento in cui la parola semplice, consueta, risulta insufficiente a traghettare il pensiero, in quel momento l’autrice ha ritenuto necessario dire qualcosa che “non si può dire”, approdando infine negli universi della poesia.
Nelle liriche di Alessandra napoleoni c’è un mondo, e l’unico modo che si ha per scrivere un mondo e averlo dentro. L’autrice non fa altro che somatizzare la propria vita, segnata da momenti terribili e da immense gioie. Nel suo mondo interiore c’è la seconda guerra mondiale, il dolore delle privazioni, l’arte e la voglia di vivere, c’è la ferma volontà di costituire, con il proprio corpus poetico di liriche in dialetto e in italiano, un vero e proprio dono alle generazioni future, qualcosa da preservare avidamente, e che toccherà a noi tenere d’occhio.
“Un vernacolo stracciato” è uno splendido esempio di testimonianza vitale-poetica. Addentrandosi fra le pagine dell’opera è possibile scorgere storie di tutti i giorni e l’umanità varia descritta o congelata nelle parole dell’autrice ci fa sentire noi stessi protagonisti. In Alessandra Napoleoni non c’è tempo per il superfluo, tanto dense appaiono le sue parole, tutto ciò che leggiamo semplicemente è necessario che esista, ed esiste.