La raccolta si articola in due sezioni. La prima si compone di poesie composte in dialetto vitese, «perché il dialetto cambia da paese a paese, anche a distanza di pochi chilometri», con testo italiano a fronte. Nella seconda ci sono invece poesie nate in lingua italiana.
Proprio a quest’ultima sezione appartiene Le mani di mia madre, una delle poesie più toccanti della silloge: «Le mani di mia madre / sembravano farfalle / in volo, tremolanti. / Le mani di mia madre / si alzavano verso il cielo, / come ad accarezzarlo. / Le mani di mia madre / volevano giocare a palla, / coi figli dei miei figli. / Le giacevano sul grembo / come fiori appassiti / se sonnecchiava un po’. / […] Le mani di madre / tanto hanno fatto, tanto, / senza stancarsi mai. /... Mi guardo intorno ogni ora, / cercando di mia madre. / ... Adesso le sue mani / riposano con lei, / stringendo la corona».
Amante della scrittura sin da giovanissima, Maria Stabile avrebbe voluto studiare, ma le necessità della vita l’hanno condotta a fare scelte diverse. Nonostante questo ha sempre riservato uno spazio alla scrittura. «Ho ancora i quaderni conservati dagli anni Sessanta». Da molti anni lavora come segretaria in uno studio medico. «Sono ogni giorno a contatto con le persone, con la sofferenza, con i dispiaceri, con le preoccupazioni. Ma è un lavoro che mi gratifica, e mi ha fatto imparare che la vita è bella, e va vissuta ogni minuto».
Ma per vent’anni Mari Stabile ha lavorato come torrettista antincendio nel bosco di Santa Ninfa (Tp), con turni di otto ore che coprivano l’intera giornata. «La mia torretta era alta più di sei metri. Era un lavoro che mi piaceva. Ero sola, ma non ha importanza. Stavo bene con me stessa, amavo quel bosco. Molte poesie sono nate proprio lì. Era un lavoro che amavo, sentivo il bosco come mio, e quando bruciava era come se mi bruciassero le carni».