Pensa soprattutto alle nuove generazioni, Giuseppe Macca che, nello scrivere il suo romanzo d’esordio, si dedica al genere fantascientifico. I personaggi principali della narrazione sono due ragazze poco più che adolescenti le quali, legate dal forte vincolo dell’amicizia, insieme si troveranno a condividere avventure e drammi. Dopo la misteriosa rivelazione annunciata loro da un’altrettanto oscura figura di (pseudo)eremita saranno le due giovani ad agire da protagoniste in uno sconosciuto pianeta, i cui usi e costumi sono sconfinatamente lontani dal loro. «Ci tuffammo nel buio siderale con la speranza di captare qualche segnale che ci desse la certezza tangibile di quello che stavamo cercando. I nuovi sensori funzionavano a meraviglia e intercettavano in modo perfetto il movimento plastico delle astronavi sottoposte ad ogni tipo di posizione. I segnali di rilevamento pulsavano sui monitors ad intermittenza ritmica e costante, chiari come gli organi fotonici di una lucciola in cerca della sua compagna in una notte di primavera.» Da spalla, nel ruolo di personaggio comprimario, agisce il dottor Sankott che “cade vittima” del sentimento d’amore verso una delle due fanciulle. In un gesto di vicinanza col proprio pubblico di lettori, e soprattutto di lettrici, Giuseppe Macca decide di concedersi la libertà di non dare nessun nome ad una delle due ragazze, così da lasciare aperta la possibilità di calarsi completamente nel personaggio e nell’intrico della storia.
Il semplice registro linguistico e la narrativa scorrevole agevolano il coinvolgimento nei fatti di fantascienza, nelle lotte contro enti malefici che minano all’integrità del pianeta e dei suoi abitanti. Ulteriore elemento distintivo del testo è la divisione in due parti del corpo narrativo. Dall’unione di questi elementi, frutto di scelte ponderate da parte dell’autore, nasce il pregevole romanzo di Giuseppe Macca che s’immerge nel mare delle parole con un pizzico di timidezza.